Trump sarà presto l'unico presidente statunitense a ricevere due procedure di impeachment e l'unico il cui processo potrebbe avvenire a mandato già concluso. Qual è il senso di un'azione così inconsueta e quali sono i rischi che si corrono?
La presidente della Camera dei Rappresentati statunitensi Nancy Pelosi ha dichiarato che la "democrazia è in gioco. Il presidente non ci lascia altra scelta che passare all'azione". Citando ragioni legate alla sicurezza nazionale e alla compromessa integrità delle elezioni, Pelosi ha confermato l'intenzione da parte dei democratici di procedere con la procedura di impeachment contro il presidente in carica Donald Trump.
Trump da parte sua ha descritto come "ridicolo" il tentativo di incriminarlo, che ha già in realtà trovato il sostegno di alcuni parlamentari repubblicani.
Il discorso che avrebbe incendiato gli animi e che avrebbe motivato alcuni dei suoi sostenitori alla presa del Campidoglio il 6 gennaio scorso è stato poi definito da Trump come "totalmente appropriato".
Il vicepresidente Mike Pence ha confermato che non farà ricorso al 25esimo emendamento della Costituzione, con il quale Donald Trump avrebbe potuto essere rimosso immediatamente se giudicato inadatto a ricoprire il suo ruolo. Pence ha affermato di non credere che sia nell'interesse della nazione o costituzionale e di temere di creare un cattivo precedente.
Appare quindi inevitabile l'avvio della procedura di impeachment, con il voto alla Camera atteso per mercoledì 13 gennaio a Washington.
L'ex direttore dell'ANSA ed esperto di questioni statunitensi Giampiero Gramaglia ha analizzato per SBS Italian alcuni degli scenari possibili.
L'obiettivo non sarebbe tanto quello di far cadere il presidente, già a fine mandato, quanto quello di ottenere l'interdizione perpetua di Donald Trump da tutti gli uffici pubblici
Gramaglia aggiunge poi che "non è affatto sicuro che l'impeachment vada in porto" e potrebbe infatti fallire, come il primo tentativo e per gli stessi motivi.
Se il passaggio alla Camera, a maggioranza democratica, sembra essere inevitabile, all'arrivo al Senato sarebbe necessaria una maggioranza dei due terzi per incriminare il presidente. Anche con l'aggiunta dei repubblicani più critici verso Trump, al momento questo obiettivo rimane molto lontano.
Sono ancora molti a sostenere il presidente in carica e a credere alle sue affermazioni di elezioni corrotte e rubate e la sua messa in stato di accusa, secondo Giampiero Gramaglia, potrebbe riaccendere gli animi di chi crede nell'esistenza di poteri forti e antidemocratici che non vogliono Trump al potere.
Intanto l'FBI ha lanciato l'allarme in tutte e 50 le capitali statali degli Stati Uniti contro rischi di possibili attacchi, che potrebbero riproporre scene simili a quelle del 6 gennaio scorso.
Più rafforzi il controllo su Washington, con la Guardia Nazionale che viene dai vari stati, più lasci scoperte le situazioni nei vari stati, creando potenziali zone di pericolo altrove.
Grandi dispiegamenti di forze armate sono già iniziati a Washington, in preparazione dell'inaugurazione del presidente Joe Biden il 20 gennaio, ma questo, avverte Giampiero Gramaglia, potrebbe portare a nuovi rischi.
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