Pulizie in Australia, fra tutele necessarie e il rischio della "schiavitù moderna”

MINIMUM WAGE DECISION

Un addetto alle pulizie all'opera nel centro di Melbourne Source: AAP / JOEL CARRETT/AAPIMAGE

Con 150mila addetti, molti dei quali immigrati, il settore delle pulizie è una delle colonne invisibili dell’economia nazionale. Abbiamo raccolto testimonianze di chi opera in un comparto fondamentale, ma che l’Australian Human Rights Commission ha inserito tra quelli a rischio di “modern slavery”.


Il settore delle pulizie impiega in Australia 150 mila persone, molte delle quali operano in contesti fondamentali come ospedali, università, centri commerciali e uffici. Il comparto resta però in buona parte “invisibile” al grande pubblico, perché spesso si lavora di notte o in orari marginali, lontano dagli occhi di chi utilizza quegli spazi.

Il Cleaning Accountability Framework — un’organizzazione no profit che promuove trasparenza e responsabilità sociale nel settore — monitora da anni questo ambiente lavorativo.

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CLEANING STOCK
Un'immagine di pulizie in corso a Sydney Credit: DEAN LEWINS/AAPIMAGE
“Gran parte degli addetti sono immigrati o persone con contratti temporanei, e questo può esporli a pressioni, paghe inferiori agli standard o mancanza di tutele. In alcuni casi, quando più fattori si sommano, si arriva a casi di sfruttamento sistematico”, spiega a SBS Italian Luigi Amoresano, che segue da vicino i lavoratori impegnati in diverse strutture.

Secondo Amoresano, le criticità più frequenti emergono nei casi in cui non vengono rispettate le condizioni minime previste dal contratto nazionale. “A volte basta che una ditta perda un appalto perché diversi lavoratori si trovino senza impiego da un giorno all’altro”.
Gran parte degli addetti sono immigrati o persone con contratti temporanei, e questo può esporli a soprusi, paghe inferiori o mancanza di tutele
Luigi Amoresano, Cleaning Accountability Framework
Elisa, una giovane italiana che da anni lavora nel settore, ha sperimentato più volte queste fragilità.

“Mi è capitato che il compenso non rispecchiasse le ore o le mansioni, oppure che le attrezzature necessarie fossero a mio carico. Sono situazioni che ti fanno sentire poco protetta, soprattutto se lavori da sola o in ambienti privati”.
Accanto alle storie difficili, ci sono anche imprese che investono in qualità e tutele. A Melbourne, Flavio Roccasalva, 37enne siciliano fondatore della ditta ItalClean, ha voluto costruire un modello diverso.

“Il settore attira tante persone arrivate in Australia da poco, ma proprio per questo alcuni rischiano di accettare condizioni non adeguate. Noi puntiamo sul contrario: tariffe corrette, attrezzature fornite dall’azienda e formazione continua. Se il lavoro è equo, è più facile garantire anche sicurezza e dignità”, spiega Flavio a SBS Italian.
Il settore attira tante persone arrivate in Australia da poco, ma proprio per questo alcuni rischiano di accettare condizioni non adeguate
Flavio Roccasalva, ItalClean
Il tema della vulnerabilità non riguarda tutti allo stesso modo. Norah, addetta alle pulizie in un grande edificio pubblico, racconta un’esperienza diversa. “Per me è stato fondamentale migliorare l’inglese. Ti dà sicurezza, ti aiuta a capire cosa ti viene richiesto e ad evitare incomprensioni".

Secondo lei, conta anche la percezione sociale del lavoro: "A volte senti uno stigma, come se questo mestiere venisse considerato meno di altri. Ma è un lavoro importante come gli altri e merita rispetto”.
MELBOURNE NYE CLEAN UP
Un netturbino pulisce le strade di Docklands dopo i festeggiamenti di Capodanno a Melbourne, il 1° gennaio 2024. (AAP Image/Con Chronis) Credit: CON CHRONIS/AAPIMAGE
L’Australian Human Rights Commission inserisce il comparto tra quelli a rischio di “modern slavery”, un concetto che non rimanda necessariamente ai Paesi in via di sviluppo, ma a condizioni in cui un lavoratore non è pienamente libero di rifiutare turni, mansioni o paghe non conformi agli standard. Una vulnerabilità che, a livello globale, riguarda circa 50 milioni di persone.

Cosa possono fare allora i lavoratori per tutelarsi? Amoresano è chiaro: “Il consiglio più importante è informarsi e aderire a un sindacato, chiedere supporto quando qualcosa non torna. Finché tutto va bene, sembrano tutele superflue, ma quando insorgono problemi è troppo tardi per intervenire. Avere un punto di riferimento fa davvero la differenza”.
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