Questa storia ci arriva dal Veneto.
Questa è una storia di vero amore, una galoppata mozzafiato verso un mondo fantastico. Ma è anche una storia di genitori e figli che imparano a comprendersi - con l'aiuto di un sacco di magia sotterranea!
Condotto e raccontato da: Alice Qin.
Consulenza narrativa a cura di: Andrea Pagani.
Storia riveduta da: Marcel Dorney.
Voci a cura di: Carlotta Migliolo.
Registrazione, sound design e musiche a cura del produttore esecutivo: Kieran Ruffles.
TRASCRIZIONE
C’era una volta, in un paesino lungo la costa del mare Adriatico vicino a Verona, un pescatore. Voleva tanto bene alla moglie e ai suoi quattro figlioli, ma non pescava mai abbastanza pesce per sfamarli tutti.
Un giorno, però, mentre tirava su le reti, vido aggrovigliato un granchio. Ma non era un granchio come tutti gli altri. Quel granchio era così grande che, come si dice, ci volevano più di due occhi per vederlo tutto intero.
“Che fortuna!” gridava commosso. “Ora potrò comprare da mangiare per i miei bambini!”
Si mise il granchio sulle spalle, e si avviò verso il palazzo del Re.
“Sua Maestà,” disse al re, “sono venuto a chiederle umilmente se fosse così magnanimo da comprarmi questo granchio.”
Il re rispose, "ma io che me ne faccio di un granchione gigantesco? Non puoi venderlo a qualcun altro?"
Alle spalle del re sedeva la di lui figlia, tutta interessata. Alla principessa, infatti, piaceva tantissimo passare ore intere ad ammirare il laghetto nel giardino del palazzo, per osservare i pesci ed ammirarli mentre nuotavano.
“Paparino,” disse la principessa, “Vorrei tanto che tu comprassi questo granchione per me.”
“Aspetta un secondo,” disse il Re. “Da quand’è che ti interessi di animali marini?”
“Per favore, papuccio,” disse sua figlia. “lo metteremo nel laghetto con le triglie, i pesciolini rossi, le sardine, gli sgombri e...”
“Sì ho capito, figlia mia,” disse suo padre, “va bene,” e ordinò al pescatore di mettere il granchio nel laghetto del giardino. Dette all’uomo un sacco pieno di monete d’oro, e per i mesi a seguire, i figli del pescatore mangiarono ogni giorno salsicce e polenta.
II
Nel frattempo, la principessa passava ogni santo giorno al laghetto. Quando imparò a conoscerne le abitudini, notò che il granchio scompariva, ogni giorno a mezzogiorno, sempre per tre ore.
Una mattina, si mise ad osservare con la massima attenzione la sparizione del granchio, quando sentì un pianto provenire dal retro del castello, e corse quindi sul suo terrazzo.
C’era un povero vagabondo, che chiedeva un po’ di soldi. La principessa, che aveva il cuore buono, si avvicinò all’uomo e gli lanciò un sacco pieno di monete, ma il sole di mezzogiorno colpì gli occhi del vagabondo, e il sacco andò a cadere in un fossato pieno d’acqua.
Il vagabondo si tuffò immediatamente per ritrovare il sacco, ma l’acqua era molto più profonda di quanto credesse. Ma aveva bisogno di quella borsa! Andò allora più giù, e ancora più giù, ma non aveva ancora raggiunto il fondo.
In realtà, quel fossato condiceva ad un canale sotterraneo, che era stato costruito per fornire acqua al laghetto del re. Il vagabondo, comunque, provò un’altra volta e si ritrovò da un’altra parte - in una piscina bellissima, nel bel mezzo di un grande salone sotterraneo, decorato con meravigliose tende, con nel mezzo un tavolo pieno di bicchieri di cristallo e piatti d’argento.
Svelto nel pensare, il vagabondo si nascose dietro le tende. Appena si fermò, allo scoccare del mezzogiorno, dall’acqua della piscina emerse qualcos’altro. Con enorme stupore, il vagabondo vide sbucare un granchio gigantesco, con una donna seduta sul dorso.
La donna toccò il granchio con la sua bacchetta magica, ed il guscio del granchio si aprì, ed al suo interno c’era un bellissimo giovanotto. Il vagabondo disse fra se’ e se’: questa donna è una fata. Un brivido di paura lo scosse: nella zona dell’Adriatico, le fate erano, e sono tuttora, molto potenti e pericolose.
Il giovane si stirò, fece una smorfia e andò dritto a sedersi al tavolo. La fata agità ancora la bacchetta magica, e, davanti agli occhi stupiti del vagabondo, i piatti d’argento si riempirono improvvisamente di cibi deliziosi, e i bicchieri di cristallo di ottimo vino.
Il giovane mangiò e bevve senza pause, ma il vagabondo notò che evitava tutti i cibi più delicati, mentre si ingozzava di fegato alla veneziana. Una volta finito, si trascinò nuovamente all’interno del guscio del granchio. La fata agitò la bacchetta magica, chiuse il guscio, e saltò in spalla al granchio. Si tuffarono nella piscina, e scomparvero veloci, così com’eran venuti.
Il vagabondo uscì velocemente da dietro le tende, si tuffò in acqua e iniziò a nuotare. Pensava di tornare da dov’era venuto, e invece si ritrovò tra alghe marine e pesci.
Seduta sulla riva del suo laghetto, la figlia del re vide una testa fuoriuscire dall’acqua.
“Mi perdoni,” disse, e guardò più attentamente. “Aspetta un attimo – scusi, ma non le ho tirato un sacco pieno di monete circa un’ora fa?”
"Principessa," disse il vagabondo, “non crederà mai a quello che sto per dirle.”
III
Nonostante questo, le raccontò tutta la storia per filo e per segno. Il giorno dopo, tutti e due si tuffarono nel laghetto, e, tramite il canale sotterraneo, arrivarono nel salone, dove si nascosero dietro le tende. A mezzogiorno in punto, arrivò il granchio con la fata sul dorso. Agitò la bacchetta, ed il guscio si aprì.
Sebbene la principessa fosse affascinata dal granchio sin dal primo giorno, quello che successe era qualcosa di più grande. Il vagabondo vide i suoi occhi farsi più grandi, ed il suo respiro più corto. Se non mi sbaglio, il vagabondo disse tra se’ e se’, questa giovane signorina si è appena innamorata al primo sguardo.
Dopo, con sua grande paura, vide la principessa uscire da dietro le tende! L’uomo stava per urlare, ma si dette un morso sul labbro e vide che la principessa si era infilata all’interno del guscio del granchio!
Quando il giovane uomo tornò all’interno del granchio, e aveva già afferrato le chele del granchio – grandi come remi – quando notò che c’era una giovane donna nascosta all’interno.
“Devo avvisarti,” sussurrò. “Stai mettendo a rischio le vite di tutti e due in questo momento!”
“ma io voglio liberarti da questo incantesimo!” sussurrò la figlia del re.
“Non accadrà.” disse il giovane.
“Perché no?”
“Perché”, disse il giovane, “Non posso chiederti di morire per me.”
“Sì,” disse la principessa, “certo che puoi.”
Ci fu un momento di silenzio. Poi il giovane si mise un dito sulle labbra, e manovrò le chele-remo del granchio. Mentre portava sul dorso la fata fino al mare aperto, lui e la principessa rimasero in silenzio, e la fata non ebbe mai il benché minimo sospetto che si trovasse su di un granchio all’interno del quale si trovava la figlia di un re.
Al ritorno, dalla casa della fata fino al laghetto, però, i due ebbero la possibilità di parlare. Il giovane uomo era un principe, ed era vittima di un incantesimo.
“Ma sai come rompere questo maleficio?” disse la principessa.
“Sai cantare?” chiese il principe.
“Posso imparare,” disse la principessa.
“Bene,” disse il principe, “la musica ammalia la fata, ma sono ormai pochissimi ormai a suonare sulla spiaggia, di questi tempi. Ci serve che lei ti supplichi “suona ancora, suona ancora!” perché quando fa così, tu devi fare questo...”
IV
Il vagabondo era tornato da solo fino al laghetto, ma la principessa non c’era. Sedette a riva, tremando, e pensava “se non torna la principessa, sono nei guai fino al collo!”. Per sua fortuna, pochi minuti dopo, la principessa emerse dalle acque del laghetto, lo ringraziò e gli dette una fantastica ricompensa. Poi andò da suo padre e gli disse che voleva studiare musica e canto.
“Aspetta un secondo,” disse il re, “adesso sei appassionata di musica?”
“Sì, papuccio.”
“Non ti piacciono più i pesci?”
“No, paparino, non mi piacciono più i pesci.”
Grazie al cielo, disse tra se’ e se’ il re, e chiamò i migliori insegnanti del reame per dare alla figlia lezioni di musica.
Ci sono tante persone che studiano sodo, ma la principessa studiava più di tutti. Dopo neanche tre mesi, tornò dal padre e disse “Papuccio, suonerò il violino.”
“Va bene,” disse il re, preparandosi al peggio.
“No, non qui,” disse la principessa, “suonerò su uno scoglio, vicino al mare."
Meglio così, sospirò il re. Chiamò otto damigelle, e ordinò loro di accompagnare la figlia alla spiaggia. Fece accompagnare tutte da una manciata di soldati armati, giusto per star sicuro.
Seduta su una roccia, circondata da damigelle di bianco vestite, la figlia del re suonava il suo violino. Suo padre sarebbe stato orgoglioso di lei; suonava davvero bene. E presto, una donna strana ma bellissima comparve dalle onde.
“Ma come suoni bene!” disse. “Mi incanta ascoltarti! Suona ancora, suona ancora!”
“Mi piacerebbe tanto,” disse la principessa, “ma prima, devi farmi un regalo.”
“Qualsiasi cosa,” disse la fata.
“Adoro i fiori, più di ogni altra cosa,” disse la principessa, “e quella rosa che hai in testa è la più bella che abbia mai visto.”
“E allora,” disse la fata. “Se riesci a raccoglierla dopo che l’ho lanciata, sarà tua.”
“La raccoglierò,” la rassicurò la principessa, e iniziò a suonare e cantare.
Quando la canzone finì, la fata applaudì di nuovo. “Ti prego,” disse la principessa, “dammi la rosa, come hai promesso.”
“Ecco qua,” disse la fata, e lanciò la rosa nel mare, così lontano che non si poteva vedere dalla riva.
La principessa si tuffò in acqua e iniziò a nuotare, ignorando le grida delle damigelle a riva, verso quel fiore che galleggiava sulle onde. La principessa continuava a nuotare, ma il suo vestito la spingeva in basso, ed il respiro si faceva sempre più affannato. Proprio mentre iniziava a perdere la speranza di raggiungere la rosa, un’onda trascinò il fiore proprio tra le sue mani.
Era così felice che stava per piangere. Ma un istante dopo, si voltò verso la riva, ma non poté vederla. Pianse dalla disperazione, mentre un’altra onda la portava giù, facendola annegare nell’acqua del mare…
V
...ma la principessa tronò a galla e prese fiato. Stava galleggiando sulle acque dell’oceano. No, aspettate, non stava galleggiando, ma veniva trasportata dalle onde del mare.
Ce l’hai fatta, udì, come un sussurro che veniva da sotto le onde. Mi hai salvato la vita, e tornerò per te. Ma, ti prego, non dire niente a nessuno. Me lo prometti?
“Sì,” disse la principessa, con quel poco di fiato che le restava. Il sole le illuminava gli occhi, ma sentiva che qualcosa la stava riportando a riva. Chiuse ancora gli occhi. Solo per un po’, disse tra se’ e se’.
“PRINCIPESSA!”
Si svegliò con un sussulto, e tremava. Era sdraiata sulla spiaggia, i suoi vestiti bagnati e gelidi, e intorno a lei le damigelle e i soldati, tutti che laguardavano preoccupati.
“Andiamo a casa,” disse. Una volta a casa, disse semplicemente al padre che si era divertita tanto.
“Non capisco,” disse il re. “Sei appassionata di nuoto, ora?”
“Credo mi piaccia ancora la musica, paparino,” gli rispose la principessa. “Ma grazie per avermelo chiesto.”
Il pomeriggio successivo, un rullo di tamburi accompagnò l’arrivo di una folla di gente attorno al palazzo. Era arrivato un principe, con tutto il corteo al seguito.
Il principe, con grande gentilezza, chiese la mano della figlia del re. Il re era preso alla sprovvista, perché era stato tenuto all’oscuro di tutto. QUando il principe raccontò a tutta la corte della prigionia e della liberazione, il re si voltò verso la figlia, i cui occhi lucidi erano colmi di lacrime di felicità.
“Adesso, giusto per capire – adesso sei appassionata di matrimoni?”
“Sì, padre,” disse la figlia, con calma pazienza. “Particolarmente con questo bellissimo principe qui presente, che ho salvato da una fata maligna.”
“Orsù,” disse il re, “di tutte le tue passioni, figlia mia, questa è quella che mi riempie il cuore di gioia. Ma se non ti avessi accontentata in tutti gli altri tuoi interessi, non avresti mai trovato il tuo sposo!”
la storia finisce


