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"Freedom of information is fundamental in any democracy, but nearly half of the world's population has no access to freely-reported news and information." This is what you can read on the homepage of Reporters Without Borders (RSF), an independent NGO with consultative status with the United Nations, UNESCO, the Council of Europe and the International Organization of the Francophonie (OIF). Founded by four journalists in France in 1985, RSF is now one of the world's leading NGOs in the defense and promotion of freedom of information.
L'organizzazione non governativa Reporter Senza Frontiere (RSF) ha appena pubblicato il "World Press Freedom Index" del 2017. Ecco alcune informazioni sulla libertà di stampa nel mondo e su come viene misurata.
World Press Freedom Index 2017 - Cos'è
Il "World Press Freedom Index" è la classifica annuale di RSF che ordina i Paesi del mondo sulla base di quanto è libera la loro stampa. Viene pubblicata ogni anno dal 2002.
I Paesi considerati sono 180 e l'Italia quest'anno è al 52° posto (ha recuperato 25 posizioni rispetto allo scorso anno). Ai primi posti ci sono Norvegia, Svezia, Finlandia (che si trovava da sei anni consecutivi in prima posizione). L'ultima nazione in classifica è la Corea del Nord, preceduta da Turkmenistan ed Eritrea. L'Australia si trova al 19° posto.
La classifica 2017 - le prime 20 posizioni
- Norvegia
- Svezia
- Finlandia
- Danimarca
- Pasei Bassi
- Costa Rica
- Svizzera
- Jamaica
- Belgio
- Islanda
- Austria
- Estonia
- Nuova Zelanda
- Irlanda
- Lussemburgo
- Germania
- Slovacchia
- Portogallo
- Australia
- Suriname
La classifica 2017 - le ultime 10 posizioni
171. Guinea Equatoriale
172. Gibuti
173. Cuba
174. Sudan
175. Vietnam
176. Cina
177. Siria
178. Turkmenistan
179. Eritrea
180. Corea del Nord
Metodologia
La metodologia utilizzata da RSF per stilare la classifica è piuttosto complessa e segue alcuni criteri qualitativi e altri criteri quantitativi.
RSF distribuisce un questionario tradotto in 20 lingue (tra cui inglese, arabo, cinese, russo, indonesiano e coreano) ai suoi partner in tutto il mondo. Si tratta di associazioni, gruppi e singoli giornalisti, scelti da RSF e i cui nomi per questioni di sicurezza non vengono resi pubblici. Questi partner rispondono a 87 domande raggruppate in sette argomenti: pluralismo, indipendenza dei media, contesto e autocensura, legislatura, trasparenza, infrastrutture e abusi. I vari punteggi ottenuti da ogni domanda (che hanno "pesi" diversi) vengono combinati insieme atteraverso una complessa formula matematica, con la quale, in base ai primi sei argomenti, si ottiene un primo valore.
Il secondo valore viene elaborato tenendo conto degli abusi: il numero di giornalisti uccisi nel paese, quelli arrestati, quelli minacciati e quelli licenziati.
I due valori vengono poi combinati insieme e danno origine alla classifica.
Critiche al metodo
La critica più pesante che riceve questo metodo è che si basa in gran parte sulle opinioni soggettive di enti e persone scelte da RSF ed è quindi influenzato dalla loro sensibilità personale e dal contesto in cui vivono.
Alcune situazone sono in effetti difficilmente spiegabili.
Ad esempio l'Italia si trova al 52° posto e al 42° posto, 10 posizioni prima, c’è il Burkina Faso, un paese che non ha grandi organizzazioni editoriali e che nel 2016 ha avuto le prime elezioni democratiche in 27 anni.
Tra il 2013 e il 2014 poi, l’Italia aveva perso 24 posizioni in un solo anno, scendendo dal 49° al 73° posto. Tra le ragioni fornite da RSF per questo calo c’era stato un aumento delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti, con «un grande incremento di attacchi alle loro proprietà». Erano aumentate anche le cause di diffamazione che RSF giudicava infondate.
Italia in dettaglio
Nel rapporto del 2017 RSF motiva in questo modo la 52esima posizione dell'Italia. "Sei giornalisti sono ancora sotto protezione avendo ricevuto minacce di morte soprattutto da parte della mafia o di gruppi fondamentalisti. Il livello di violenza contro i giornalisti (intimidazioni verbali, fisiche e minacce) è allarmante, soprattutto a causa di politici che non esitano a colpire pubblicamente i giornalisti che non amano".
Australia in dettaglio
Per quanto riguarda l'Australia, RSF commenta così la sua 19esima posizione. "Due grandi gruppi hanno praticamente il monopolio della carta stampata: News Corporation (di proprietà del miliardario Rupert Murdoch) e Fairfax Media sono responsabili dell'85% delle vendite dei quotidiani. Nel complesso i media godono di grande libertà anche se la protezione delle fonti dei giornalisti varia da stato a stato. L'accesso alle informazioni provenienti dai centri di detenzione per richiedenti asilo di Manus Island (Papua Nuova Guinea) e dall'isola di Nauru nel Pacifico, sono limitate."