From 2018, Partner visa will be more expensive and harder to obtain

The Australian government is planning to change the Partner visa, and the changes will be implemented from next year. The process will be in two parts, which could create several problems for those who request it.

Man and woman on a couch, relationship issue

Source: Stock4B Creative

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Tempi più lunghi e costi maggiori: questo in sintesi il contenuto dei cambiamenti che il governo australiano sta pensando di introdurre per i Partner visa a partire dal 2018. Cosa cambierà? Abbiamo passato in rassegna le proposte con l’agente di immigrazione Emanuela Canini.



Il Dipartimento di Immigrazione ha confermato che ci sono delle revisioni in corso per il Partner visa, che dovrebbero diventare legge nel 2018. Nonostante le voci, non ci saranno cambiamenti previsti a partire dal primo luglio di quest’anno.

Cambiamenti relativi alla tempistica e ai costi: al momento si può richiedere il Partner visa in contemporanea alla sponsorship (ricordiamo che il partner australiano è un vero e proprio sponsor, come nei visti lavorativi), ossia lo stesso giorno si può inviare la documentazione e i moduli del visto e quelli dello sponsor.

Con le modifiche in discussione della procedura, il procedimento si dividerà in due parti: prima deve essere approvata la sponsorizzazione, e solo dopo si potrà richiedere il visto vero e proprio.

Ne sorgerebbe però un problema legato ai tempi. Se il visto del richiedente è in scadenza, non potrà ottenere un bridging visa prima dell’approvazione dello sponsor. Inoltre, se si considera che le tempistiche di approvazione sono di mesi, anche coloro che arrivano con il visto turistico che permette di rimanere fino a 3 mesi si troverebbero in difficoltà.

A questo proposito, il 30% di chi richiede un visto Partner in Australia è in possesso di un visto turistico.
“È chiaro che il governo si aspetta un ulteriore aumento dei visti partner dopo tutti questi cambiamenti sugli altri visti e quindi si prepara a far cassa”. Emanuela Canini
L’altra proposta presa in considerazione dal Governo è quella di aumentare a tre gli anni di visto temporaneo prima di diventare permanente e di introdurre anche una tassa sulla richiesta del visto permanente. Oggi questa fase non è tassata e non sono emerse indiscrezioni su quanto potrebbe costare.

I numeri mossi dal Partner visa sono alti. Al momento ci sono circa 88mila pratiche da sbrigare, che includono i visti onshore (quelli richiesti in Australia) e quelli offshore, che sono di meno. Quelli offshore sono scesi del 10-30% in alcune ambasciate, per assurdo si fa prima ad avere una risposta da fuori Australia perché c’è meno coda.

Dall’anno scorso, sono aumentati i rifiuti alle domande di Partner visa. La percentuale di approvazione dei visti è infatti diminuita di tre punti, passando dall’84% di approvazioni di visti temporanei dell’anno scorso all’81% di quest’anno. Per quanto riguarda i visti permanenti siamo passati dal 78% al 75%.


L’Italia non compare tra i primi 4 posti della classifica di chi richiede maggiormente questo visto (guidata da Cina, Inghilterra, Filippine e Vietnam), ma ci sono anche buone notizie che riguardano i tempi d’attesa per gli italiani.

Attualmente si può attendere quasi due anni per avere una risposta da parte del Dipartimento. Le nuove direttive stabiliscono che avranno precedenza i Paesi considerati a basso rischio, tra cui l’Italia.

I richiedenti da questi Paesi potranno vedere le loro pratiche sbrigate entro sei mesi, a patto di aver presentato tutta la documentazione necessaria. In caso contrario, le loro domande di visto entreranno nel calderone generale, con i tempi più che triplicati.



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3 min read

Published

By Carlo Oreglia

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