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Questa è la storia di un italiano che non ha accettato la situazione di sfruttamento in cui era caduto, ha sporto denuncia ed è uscito dall'aula del tribunale con un'ammissione di colpevolezza del suo datore di lavoro e un risarcimento in denaro addirittura superiore a quello richiesto.
Ad essere sfruttati nel mercato del lavoro australiano sono soprattutto gli immigrati, perché spesso sono loro ad avere meno consapevolezza dei propri diritti e, non essendo l'inglese la loro madrelingua, a volte si possono sentire più insicuri e vulnerabili.
Luca è arrivato in Australia con un Working Holiday Visa nel 2013. Consapevole che la sua esperienza quasi decennale nel settore della progettazione e manutenzione dei giardini avrebbe potuto portarlo ad ottenere un visto 457, si è da subito impegnato nella ricerca di un lavoro nel suo campo e, dopo aver lavorato per alcuni mesi nel settore della ristorazione, ha ricevuto una telefonata da un'azienda disposta ad assumerlo ed eventualmente a sponsorizzarlo. La paga era molto vicina al minimo sindacale - non proprio adeguata per un lavoratore con esperienza come lui - ma Luca ha accettato l'impiego, felice in vista del possibile ottenimento di un visto 457 che gli avrebbe permesso di rimanere in Australia e di ottenere magari anche una residenza permenente.
I tre mesi di prova sono andati bene e l'azienda gli ha offerto la sponsorizzazione con un contratto di 55.000 dollari l'anno. Dopo la prima settimana di lavoro, Luca si è accorto che la sua busta paga non corrispondeva a quella prevista dal contratto appena firmato. Il suo agente di immigrazione gli ha consigliato di pazientare fino all'ottenimento del visto spiegandogli che forse a partire da quel momento la paga sarebbe cambiata. Ma così non è stato.
A quel punto Luca ha deciso che non avrebbe accettato quella situazione e ha affrontato la questione. Prima parlando con il suo datore di lavoro, poi rivolgendosi a Fair Work.
Fair Work ha messo Luca in contatto con gli avvocati di Job Watch, il cui servizio è completamente gratuito. Alla fine del processo, il giudice ha dato ragione a Luca e gli ha fatto ottenere il risarcimento di 15.900 dollari, ovvero la somma del salario che non gli era stata verasata. E in più anche gli interessi su quell'ammontare.
"La verità è che se si ha la voglia di perseguire qualcuno che sta sfruttando un lavoratore, si può. Si può e funziona."
Da qualche mese il sito di Fair Work Australia è disponibile anche in italiano e si hanno sei anni di tempo per denunciare una situazione di sfruttamento. Fair Work invita a farlo, assicurando anche che sporgere denuncia non significa in alcun modo mettere a rischio il proprio visto.
Chi si trova nel Victoria, in Queensland e in Tasmania, si può rivolgere a Job Watch al 1800 331 617.
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Il sito di Fair Work disponibile in italiano
"I lavoratori sono veramente tutelati in Australia. È semplicissimo e non si spende un soldo. Io sono stato seguito da avvocati assolutamente professionali per tutta la porocedura, durata quasi due anni, e non ho dovuto sborsare una lira", ha concluso Luca, raccontandoci la sua storia.
A marzo di quest'anno il Governo Federale ha introdotto il Fair Work Amendment Bill (Protecting Vulnerable Workers), un disegno di legge per proteggere i lavoratori più vulnerabili. Il disegno di legge è stato approvato in Senato il 4 settembre scorso, e presto i cambiamenti al Fair Work Act volti a punire i datori di lavoro che non rispettano i diritti dei lavoratori entreranno in vigore. In particolare i cambiamenti riguardano sanzioni più severe e nuovi poteri per il Fair Work Ombudsman.
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