“Questa qui è casa mia, è dove vivo. Quando decido di dare il massimo per una cosa, io do il massimo”. Il proprietario del ristorante Giro d’Italia, aperto ad inizio anno, ha le idee chiare. E la frase non è da prendere in senso metaforico ma letterale, visto che Domenico De Marco vive al secondo piano dell’edificio in Rathdowne street.
Un materasso gonfiabile da mettere via quando inizia la giornata è il simbolo del suo impegno. “Lavoro almeno 18 ore al giorno, non avrebbe senso pagare un altro affitto”, spiega Domenico a Radio SBS.
Volontà e ambizione per un impresa che lo chef definisce “il mio giocattolo”. Il ristorante offre un menù ristretto che Domenico cura personalmente, frutto della sua esperienza passata nel mondo della ristorazione.
“Se andasse male ci riprovo finchè muoio, questa è la mia vita”.
“Prima di avere un ristorante di successo devi aprire il primo e sperimentare”, conferma Domenico, sottolineando come i fallimenti passati siano essenziali per crearsi un futuro.
Futuro che lo vede sicuro dei suoi mezzi, tant’è che dichiara senza nascondersi di voler sfidare le nonne d’Italia in cucina.
la cucina regionale di Giro d'Italia

Cotoletta alla valdostana di Domenico De Marco
Ma sono i suoi genitori una delle fonti di ispirazione e di stimolo nell’affrontare le difficoltà e le sfide che si incontrano nell’aprire un nuovo ristorante in un mercato saturo come quello di Melbourne.
“Uno dei miei obiettivi è un giorno andare in Italia, prendere mamma e papà e portarli qua a vedere il mio ristorante”, sorride Domenico, mostrando il quaderno in cui scrive i suoi obiettivi.
Il primo, aprire un ristorante tutto suo, è realizzato.