Un'azienda militare cinese ha raccolto i dati sensibili di oltre 35.000 australiani in un enorme database globale che prende di mira persone influenti.
L’azienda, che ha legami con le reti militari e di intelligence di Beijing, ha raccolto i profili di 2,4 milioni di persone.
I profili includono una varietà di informazioni tra cui data di nascita, indirizzo, stato civile e orientamento politico.
Sono inoltre stati raccolti conti bancari, domande di lavoro e profili psicologici.
Politici australiani, uomini d’affari e imprenditori appaiono nel database.
Gran parte dei dati è stata tratta da registri pubblici, ma alcune informazioni sembrano provenire da documenti confidenziali, sollevando così dubbi sulle operazioni di raccolta dati da parte della Cina.
Le informazioni sono state condivise con un consorzio internazionale di organi di stampa in Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Germania, così come con l’Australian Financial Review (AFR) e la ABC in Australia.
Tra le persone che appaiono sul database troviamo il primo ministro Scott Morrison, il co-fondatore della società di software Atlassian Mike Cannon-Brookes e altri leader commerciali quali Jennifer Westacott del Business Council of Australia, l’amministratore delegato della Nine Entertainment Hugh Marks e l’uomo d’affari David Gonski.
Secondo la ABC le informazioni sono state raccolte sugli account social di Twitter, Facebook, LinkedIn, Instagram e TikTok, ma anche da notizie e altri documenti pubblici.

Co-Founder and CO-CEO of Atlassian, Mike Cannon-Brookes Source: AAP
Il database include persone con precedenti penali o sanzionate dalle autorità di regolamentazione aziendale, si legge sull’Australian Financial Review.
Secondo l’AFR, il database trapelato è stato compilato dall’azienda Zhenhua Data di Shenzhen che include, tra i suoi clienti chiave, l’Esercito Popolare di Liberazione e il Partito Comunista.
Il ministro Angus Taylor ha detto che il governo sta aumentando la spesa sulla sicurezza informatica per la difesa dalle minacce del web.
“Se è vero, c’è da preoccuparsi” ha detto ai giornalisti a Sydney.
“Ma si tratta esattamente del motivo per cui abbiamo indirizzato ulteriori investimenti e di portata maggiore alla cybersicurezza in questo Paese, per garantire di essere al sicuro dalle intrusioni cibernetiche”.
Kristina Keneally, parlamentare dell’opposizione, ha detto che il database è preoccupante e che le persone hanno ragione a sentirsi allarmate.
“Certo, i Paesi raccolgono informazioni da tempo ma è importante che l’indipendenza di ciascun Paese venga rispettata” ha dichiarato lunedì alla radio della ABC.
“Tutto ciò evidenzia che la minaccia di un’interferenza straniera e la capacità di accumulare grandi quantità di dati relativi alla popolazione sono reali e che dobbiamo prendere queste minacce molto seriamente”.
Crollano gli investimenti cinesi
Nel frattempo una nuova ricerca conferma che gli investimenti cinesi in Australia sono quasi dimezzati nel 2019 a confronto con l’anno precedente.
I dati della Australian National University mostrano che sono diminuiti di oltre il 47%, da 4,8 miliardi di dollari nel 2018 a 2,5 miliardi l’anno scorso.
Secondo questi dati, raccolti dal 2014, gli investimenti cinesi sono crollati per tre anni consecutivi dopo aver raggiunto un picco di 15,8 miliardi di dollari nel 2016.
Secondo i ricercatori gli investimenti cinesi all’estero sono stati più bassi l’anno scorso, ma il calo dell’Australia è stato più drastico.
Nel corso dei sei anni monitorati, il settore immobiliare ha ricevuto la percentuale più alta di investimenti cinesi (circa un quarto), seguito dal settore minerario con il 21%.
Gli investimenti privati provenienti dalla Cina sono aumentati nel periodo come quota degli investimenti totali.
Il calo degli investimenti cinesi nel 2019 è stato caratterizzato da un quasi dimezzarsi delle somme in quasi tutti i settori, tra cui quello minerario, immobiliare, manifatturiero e un collasso degli investimenti nell’agricoltura.
Ci sono stati investimenti modesti nelle costruzioni, nell’istruzione e nella finanza.
I ricercatori credono che la Cina potrebbe investire piuttosto in mercati emergenti e ritengono che veda l’Australia come un luogo negativo in cui investire.
I dati arrivano in un momento in cui le tensioni diplomatiche tra i due Paesi raggiungono un punto di ebollizione.
La pressione dell’Australia per un’inchiesta sulle origini del coronavirus ha irritato la Cina, che da quel momento ha colpito le importazioni di orzo, manzo e vino.
La Cina ha inoltre accusato l’Australia di interferire con le indagini della polizia dando rifugio a due giornalisti australiani nella sua ambasciata.

Australian journalists Michael Smith (L) and Bill Birtles (R) were forced to leave China after being questioned by police. Source: Twitter via Bill Birtles
La settimana scorsa i due corrispondenti hanno cercato rifugio nelle sedi diplomatiche australiane dopo essere stati avvicinati dalla sicurezza di stato cinese.
Ai due era stato vietato di lasciare la Cina finché non avessero risposto a le domande riguardanti un'altra giornalista accusata di mettere a repentaglio la sicurezza nazionale.