E’ come se i capi del VAR, lo svizzero Busacca e il nostro Collina, avessero consigliato un uso soft lasciando, come in uno sconcertante passato, un potere fin troppo accentuato agli arbitri in campo. Così non va. Le proteste si sprecano, non contro la tecnologia, ma con chi ne fa un uso sommario.
E il Mondiale viene falsato in partite decisive alla qualificazione degli ottavi di finale.
L’aspetto più sconcertante s’è avuto nella partita vinta dalla Germania sulla Svezia quando Boateng, si era al 12’ del primo tempo, ha cancellato una palla-gol degli scandinavi sbilanciando in modo decisivo Berg e impedendogli di battere a rete da pochi passi. Niente rigore, niente espulsione. Grave l’errore del fischietto polacco Marciniak, ancora più pesante il mancato intervento del francese Turpin addetto alla moviola. Per lui l’errore del collega non era così evidente da intervenire con la dovuta decisione. Una giustificazione labile, assurta ad alibi. E poco conta che Boateng sia stato espulso per doppia ammonizione al 37’ della ripresa, fra l’altro su sollecitazione del Var che sui falli da cartellino giallo non può intervenire. Sarebbe cambiato il copione della partita.
In Svizzera-Serbia è avvenuto un altro episodio da matita rossa: nella ripresa Schar e Lichtsteiner hanno trattenuto nell’area elvetica Mitrovic senza che l’arbitro tedesco Brych intervenisse, e così i suoi colleghi alla moviola. Serbia penalizzata. Il suo ct ha avuto il cattivo gusto di denunciare la Var paragonandola al Tribunale dell’Aja che si esprime sui crimini di guerra. Qui siamo davvero al limite della decenza. E la Fifa non può far finta di nulla. Per chiudere il capitolo arbitrale, i coreani hanno contestato giustamente, sia pure con garbo, la seconda e decisiva rete del Messico.
Troppi errori, vistosi e determinanti. Lo sarebbero stati in tempi normali, figuratevi adesso che il presidente Infantino ha voluto a ogni costo la presenza della tecnologia in Russia. Ci vuole più uniformità.
Si ha tuttavia l’impressione che “quelli” del Var, per pudore interiore e/o volontà altrui, fatichino oltre misura a rettificare le sviste dei colleghi in campo. È come se la novità non piacesse ad alcuni addetti ai lavori, anacronisticamente rimasti a un passato senza ritorno. In vista degli incontri ad eliminazione diretta ci si aspetta una decisa inversione di tendenza. Quanto meno per decenza.
Agli antipodi di questo primo scampolo iridato figurano Inghilterra e Argentina. Che sia la volta buona per i britannici, in crisi di identità e di risultati da oltre 50 anni? Kane, capocannoniere con merito, è il suo leader. La squadra sa di poter contare su di lui. E lui ripaga le attese dei compagni. Un bel segnale. La tennistica vittoria su Panama vale poco in termini tecnici, ma ha rispettato quel pronostico sfuggito ad altre grandi nazionali. Non è poco in questa prima parte del Mondiale che fa parlare di sè per gli scivoloni di Germania, Spagna e soprattutto Argentina.
Vedi l’albiceleste e ti intristisci al pensiero di tanto talento sprecato, gettato al vento, male utilizzato. Vai a leggere i nomi dei convocati (Messi, Di Maria, Aguero, Higuain, Dybala, Biglia, Mascherano, ecc.) e quelli lasciati a casa (Icardi su tutti) e non riesci a capire come l’Argentina, finito il ciclo legato a Maradona, faccia sempre cilecca in Coppa del Mondo.
Stavolta addirittura in modo pazzesco nella fase a gironi. Per il presidente Tapia, la colpa è della stampa di casa che avrebbe inventato il dissidio fra il ct Sampaoli e il gruppo guidato da Messi. Ma non sono stati i giornalisti a pareggiare con l’Islanda e perdere con la Croazia, segnando un misero gol e subendone quattro.
In campo sono andati calciatori strapagati e famosi, ma con le pile scariche. Per di più schierati in modo avventuroso da un piccolo personaggio in confusione da mesi.
Basti pensare alla difesa a 3, ridicolizzata dai croati, che sulle fasce hanno dettato lo spartito. Oppure alle 14 formazioni cambiate nelle ultime 14 partite. O al modulo mai uguale a se stesso. O all’ostracismo a Dybala. Nel match decisivo, toccherà alla Federazione fare da mediatore fra il ruolo di Sampaoli, ormai delegittimato, quasi un clone di Ventura dopo il ko in Spagna, e la volontà dei giocatori che vogliono dare una sterzata al torneo e dimostrare di essere uomini veri.
Per arrivare a tanto, Messi ha giocato da Messi e ha fatto l’impossibile per riscattarsi e portare l’Argentina agli ottavi. Poi si vedrà. Magari con il duplice incarico di giocatore e allenatore. Maradona l’ha difeso. Ma è stato Lionel a dettare l’esclusione di Icardi e a fare di Dybala un suo improbabile vice.