I pronostici sono andati a farsi benedire. I due fuoriclasse, che si sono praticamente divisi gli ultimi 10 Palloni d’Oro, sono apparsi le brutte copie di se stessi, più Lionel di Cristiano beninteso, e non hanno dato impulso alle fortune dei compagni.
Se il sudamericano è stato quasi nullo in tutte le quattro partite, il lusitano ha acceso la luce nel girone iniziale salvo assentarsi nell’ottavo perso con l’Uruguay. Ma non è un caso che entrambi, accomunati da una cocente e quasi contemporanea eliminazione, non abbiano mai realizzato un gol nelle partite a eliminazione diretta della Coppa del Mondo.
Ecco perchè questi due campioni dell’era moderna non possono sostenere il paragone con Pelè e Maradona, mai assenti nei momenti decisivi.
Se Ronaldo può vantare la scusante di giocare nel Portogallo, cioè in una nazionale di medio calibro, Messi non ha alibi cui aggrapparsi. L’Argentina è zeppa di fuoriclasse, almeno dalla cintola in su, anche se male utilizzati dal ct Sampaoli. Mai come in questa occasione il loro destino è stato comune con percorsi che hanno finito per incrociarsi. E così i due, invece di sfidarsi in un quarto di finale, stanno tornando assieme a casa.
Nella mitologia greca, gli dei erano intoccabili e spesso invincibili: esseri superiori, figure divine appunto. A questa schiera sembravano appartenere le stelle di Barcellona e Real Madrid che al contrario hanno pagato i limiti della loro umanità. E probabilmente si sono giocati le ultime chances in un Mondiale.
Il cambio generazionale è evidente anche se non è corroborato dall’anagrafe: in fondo Messi ha da poco compiuto 31 anni e Ronaldo, che ha una cura maniacale del fisico, ne ha festeggiati 33 a febbraio, per non parlare di Cavani, il matador di Cristiano, che ha da poco festeggiato il trentunesimo compleanno. Ma l’usura va al di là dell’età, è un fatto fisico e psicologico allo stesso tempo, specie in “players” tenuti sempre a offrire il meglio di sè.
L’uomo, per quanto baciato da Eupalla, la dea del calcio cara a Brera, non è un robot che non si ammala e non ha cali di rendimento. Chiedetelo pure a Lewandoski, altra stella cadente nel cielo russo: all’Europeo segnò solo una rete, stavolta ha fatto peggio.
La caduta di Lionel e Cristiano è arrivata nel momento in cui sta affacciandosi alla ribalta un giovanotto di straordinarie prospettive, il più giovane ad aver realizzato una doppietta in Coppa del Mondo dopo sua maestà Pelè.
E già il paragone dice tanto, non si limita a un mero dato statistico. Parlo logicamente di Kylian Mbappè, giovane nazionale francese, vent’anni da compiere a dicembre, nato a Bonds nell’Ile-de-France, con dna camerunense e algerino, che ieri ha spezzato la sfida con l’Argentina con una doppietta di pregevole fattura. Per la tecnica sopraffina, la velocità da centometrista, la capacità di trovarsi sempre al punto giusto nel momento giusto, sembra avere tutte le caratteristiche per divenire l’erede di Ronaldo e Messi.
Il prosieguo della manifestazione ci dirà quando il Pallone d’Oro finirà a casa sua. Le sue prodezze hanno permesso alla Francia, sciupona oltre ogni ragionevole misura, di battere l’Argentina che s’è trovata incredibilmente in vantaggio dopo aver subito la netta superiorità dei transalpini.
Sul piano del talento, della freschezza e anche d’una certa sregolatezza, la nazionale di Deschamps ha tutto per vincere il Mondiale. Peccato che ogni tanto pecchi di deconcentrazione e subisca gol incredibili. Nel quarto con l’Uruguay, vittorioso sul Portogallo con una difesa a oltranza, parte da favorita anche per l’infortunio di Cavani.
La caduta degli dei non ha risparmiato neanche le Furie Rosse, battuta ai rigori dalla Russia: decisivo, fra gli altri, il penalty realizzato da Cherischev che dall’età di 5 anni vive in Spagna. Al pari della Germania, la nazionale iberica è rimasta uguale a se stessa senza capire che sarebbe stato necessario e anche urgente un ricambio. Il possesso palla non è servito a nulla perchè portato avanti a ritorni bassissimi, quasi cadenzati.
Gli uomini del ct Cherchesov, reduci da un premondiale catastrofico, hanno fatto muro davanti alla propria area e sono arrivati ai rigori dove hanno mostrato una maggiore freddezza. Figuratevi la gioia del popolo russo sceso nelle piazze per festeggiare la qualificazione ai quarti che giova anche alla popolarità del suo premier Putin.
Ne sta scaturendo un Mondiale diverso e vintage: fuori i finalisti dell’ultima edizione, fuori i campioni europei, avanti con il calcio fatto di sostanza, negletto a Guardiola, ma sempre redditizio. E’ il mondiale del vecchio calcio all’italiana, catenaccio e contropiede. Almeno in questo ci siamo.