La vita sospesa di chi vive e lavora con un visto

L’impatto sia emotivo che finanziario di chi vive e lavora in Australia con un visto può diventare ingestibile.

Skilled migrants

Skilled migrants Source: AAP

Il sogno australiano sta diventando sempre più difficile da realizzare per molti lavoratori internazionali.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato con alcuni giovani di varie nazionalità, che si sono trasferiti in Australia ma hanno poi dovuto fare rientro nei loro Paesi o spostarsi altrove a causa di intoppi burocratici, problematiche legate ai visti, difficoltà nel soddisfare le condizioni imposte dalle leggi sull’immigrazione. Un impatto a livello emotivo, finanziario o personale a volte troppo complesso da gestire. Alcuni di loro hanno preferito mantenere l’anonimato.

Il costo della vita in Australia per immigrati e richiedenti asilo è molto più alto rispetto a quanto non lo sia per i residenti. Alcuni immigrati ad esempio sono soggetti a una tassazione superiore.

Gli studenti internazionali per accedere ai corsi di studi e ottenere una laurea o un master pagano un costo due o anche tre volte superiore rispetto ai loro colleghi australiani.

I lavoratori con figli spendono 5.000 dollari all’anno per ogni figlio che frequenta la scuola pubblica. Il costo delle scuole private diventa spesso addirittura proibitivo per i non cittadini australiani.

Chi riesce a prolungare la propria permanenza si trova spesso a vivere in una situazione di grande ansia ed incertezza, faticando a mantenere relazioni a lungo termine o a pianificare il proprio futuro.

Devi (nome di fantasia per una giovane indiana che ha preferito mantenere l’anonimato), manager all’interno del gruppo International Corporates, ha vissuto in Australia per sette anni, per poi trasferirsi a Singapore quando la sua professione è stata cancellata dalla Skilled Occupation List.

"Non avevo neppure una seconda casa dove tornare”, ci ha raccontato, avendo lasciato l’India alla volta dell’Australia quando aveva solo 17 anni. “Sarei rimasta in Australia se mi avessero concesso la residenza permanente, perché sentivo che l’Australia era davvero casa per me”.

Devi non si capacita di come abbiano potuto rimuovere la sua professione dalla lista. “Con il mio lavoro porto in entrata milioni di dollari all’anno. Avrei potuto continuare a farlo per l’Australia”.
Bridging Visa
Source: SBS
Il giovane indiano Harvin Shah, studente presso la Macquarie University ha dovuto rifiutare un lavoro full time presso Jones Partners Insolvency perché il suo visto gli permetteva di lavorare solo 20 ore alla settimana.
"Non dovrebbe essere sufficiente la volontà di un’azienda di offrirmi un lavoro per darmi la possibilità di lavorare?”
Il proprietario e direttore di Jones Partners Bruce Gleeson ha confessato alla SBS che la sua azienda non assume spesso lavoratori offrendo dei visti. Harvin, molto talentuoso, sarebbe stato proprio un’eccezione.
“Sarebbe stato eccezionale per noi potergli offrire quella posizione”.
Un uomo scozzese di 41 anni, che ha lavorato in Australia per 12 anni ha ammesso di avere perso circa 15 offerte di lavoro per questioni legate al suo 457.

Ha dovuto anche pagare 120 dollari al mese di assicurazione medica privata obbligatoria, nonostante l’esistenza di un accordo reciproco tra i governi di Australia e UK.

 “Guadagnavo dei bei soldi,” ci ha detto. “Gran bei soldi. Ho lavorato per le maggiori aziende di energia del Paese, ma il visto è sempre stato un problema”.

Ritardi nelle approvazioni e nelle risposte alle richieste di visto – a volte superiori a 18 mesi – possono avere un impatto sia emotivo che finanziario molto pesante per le persone che cercano di costruirsi una vita in Australia.

“Voi volete che la gente lavori, guadagni e paghi le tasse. Io vorrei solo vivere in questo Paese. La preoccupazione la sento ogni giorno: se perdo il lavoro ho tre mesi di tempo per trovarne un altro, oppure devo pensare ad un altro Paese dove andare a vivere”.

La trentenne analista della comunicazione Lettie (nome di fantasia), è stata costretta a rientrare negli Stati Uniti dopo che il suo visto 485 è stato cancellato a causa di un errore tecnico. Il suo nome era stato scritto in modo errato nel documento che certificava i suoi carichi pendenti.
“Mi hanno dato 30 giorni per lasciare il Paese”
“Avevo tutto in regola per ottenere la cittadinanza, ma l’agente non ha mai risposto alle mie chiamate e alle mie email. Sono certa che avrei potuto spiegare il problema, avrebbero sicuramente capito. Ma non ho avuto neppure la possibilità di provarci”.

“Ho dovuto andarmene. Mi ci sono voluti 12 mesi per riprendere in mano la mia vita. Un anno intero senza combinare nulla”.
Bridging Visa
Source: SBS
Eva Massie, ingegnere meccanico francese, ha accettato un lavoro in Germania per l’azienda americana Itron Group, dopo aver rinunciato ad un tirocinio in Australia a causa di difficoltà nel processo di presentazione della domanda e problemi legati al costo della vita.

“Era come se mi volessero lasciare fuori. Tutto l’iter che ho dovuto affrontare, non c’entrava nulla con quello che volevo fare”.

In Germania Eva ha trasformato velocemente la sua internship in un contratto di lavoro, “perché la Germania è molto aperta ai professionisti stranieri”, ci ha confessato.

Secondo Erskine Rodan, direttore di Erskine Rodan & Associates e presidente del Migration Law Committee of the Law Council of Australia c’è un problema inaccettabile nelle tempistiche di approvazione dei visti e di risoluzione dei problemi legati alle pratiche.
Bridging Visa
Source: SBS
Pete Bradd, CEO di Beanstalk Factory e presidente di StartupAus crede che i lavoratori stranieri siano fondamentali per l’economia australiana, ma teme che il processo che permette loro di spostarsi in Australia sia troppo lungo, impervio e costoso rispetto ad altri Paesi come Israele, la Cina o gli Stati Uniti.

Un portavoce del Ministero dell’Immigrazione ci ha detto che la preoccupazione è quella che nascano situazioni di sfruttamento o abuso.

“Le norme sono severe proprio per far sì che i lavoratori stranieri compensino delle carenze reali e non prendano posizioni che potrebbero venire ricoperte dai cittadini australiani”.


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Published

Updated

By Claire Connelly
Presented by Virginia Padovese

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