Regnano divisione e scompiglio in tante comunità etniche d'Australia, mentre il Governo ribadisce che si tratta di cambiamenti che aumenteranno la sicurezza e renderanno il termine cittadino molto più ricco di significato.
Per anni il Primo Ministro ha parlato con orgoglio dell’Australia come del Paese più multiculturale del mondo, ma le modifiche proposte alle leggi che regolano la cittadinanza hanno destato molta perlessità. I cambiamenti avranno un impatto su circa 10.000 persone in Australia. Tra queste c'è anche l’italiana Sara Balsamini, arrivata a Sydney nel dicembre del 2009 e che era sul punto di ottenere la cittadinanza australiana quando il Governo ha annunciato la nuova proposta di legge.
"Sono inizialmente arrivata in Australia con un working holiday visa. Avrebbe dovuto essere un'esperienza di un anno, ma poi mi sono innamorata di questo Paese e ho deciso di rimanere. Avrei potuto richiedere la cittadinanza due settimane dopo l'annuncio del Governo. Era tutto pronto: i documenti, le traduzioni, tutto".
Sara ci ha detto di essersi integrata bene nella comunità australiana, e ci ha confessato che con la nuova proposta di legge si sente ingiustamente presa di mira.
"È così frustrante, mi ha gettato in una situazione di incertezza e davvero non capisco come il Governo abbia potuto pensare a questa legge da applicare anche retrospettivamente, coinvolgendo gente qualificata, che aveva già pagato i costi della richiesta al Ministero dell'Immigrazione, e che aveva pianificato la propria vita sulle basi della vecchia legge".
La commissione d’inchiesta al Senato ha ricevuto una petizione con oltre 13.000 firme contro la proposta di legge presentata dal Governo. Il timore di molti è che la reputazione dell’Australia come Paese multiculturale e inclusivo, possa venire seriamante compromessa.
Secondo la presidente dell’Australian Arab Council, Randa Kattan, ci sarebbero gli estremi per parlare addirittura di discriminazione.
"Non capisco come la nuova legge possa aumentare la sicurezza. Dobbiamo stare molto attenti al messaggio che stiamo mandando. Cosa stiamo comunicando a chi sta già contribuendo attivamente a questo Paese e a questa società?"
L’assistente al Ministero dell’Immigrazione Alex Hawke sostiene invece che le nuove misure non siano discriminatorie, anzi, siano state pensate nell'interesse dell'Australia.
"Cerchiamo gente che voglia venire qui integrandosi, aderendo ai valori di questo Paese e diventando membri importanti di questa comunità indipendentemente dalle loro origini. Le misure del Governo vogliono solo fermare le persone che non hanno intenzione di integrarsi e di abbracciare i valori della nostra terra".
Joe Caputo, presidente della FECCA, la Federazione dei Consigli delle Comunità Etniche d’Australia, vede a rischio la reputazione dell’Australia multiculturale.
"Dovremmo imparare dalla storia. In passato abbiamo dato a tutti una possibilità. E quell'approccio ha creato l'Australia di oggi. Non dovremmo cambiare la legge per rendere le cose difficili a molti, moltissimi nuovi arrivati".
L’allungamento del periodo d’attesa prima di poter richiedere la cittadinanza rispecchia un po’ quello che succede in altri Paesi del mondo occidentale.
Negli Stati Uniti, per esempio, i residenti permanenti devono attendere cinque anni prima di poter richiedere la cittadinanza. In Canada devono aver vissuto nel Paese per almeno quattro degli ultimi sei anni. E ancora, il periodo di attesa è di cinque anni in Francia e otto anni in Germania. In UK c’è bisogno di sei anni di vita nel Paese, e almeno dodici mesi di residenza permanente.
Secondo il senatore liberale Ian Macdonald bisognerebbe aggiungere una clausola che permetta alle persone che avevano i requisiti per richiedere la cittadinanza prima che venissero proposte le modifiche, di non subirne le conseguenze. Comunque a suo parere la nuova legge darà maggior valore al termine “cittadino”.
È molto poco probabile che la legge venga approvata nella forma in cui è stata proposta, perché al momento non gode di abbastanza supporto in Parlamento. E c’è grande incertezza su quella che potrà essere la sua forma finale.
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