Quanti sono gli italiani arrivati in Australia nell'ultimo anno?

Oltre centomila italiani sono entrati in Australia tra luglio 2015 e giugno 2016 per turismo e lavoro. Come si legge questo numero e quanti di loro rimarranno down under?

Quantas coronavirus job loss

Qantas announces its profit. Source: Pixabay

Nell’anno finanziario 2015-16 sono giunti down under 100.565 italiani. Questo è il numero di persone con passaporto italiano che hanno attraversato la frontiera in arrivo con qualsiasi tipo di visto. Nel totale sono contati più volte coloro che entrano più di una volta, perché il conteggio si basa sulle cartoline d’ingresso che vengono fatte compilare in aereo prima di sbarcare.

Come possiamo leggere allora questi numeri? L'agente di immigrazione Emanuela Canini ha fatto il punto della situazione sugli ultimi dati.



Nello stesso anno a fronte degli oltre 100mila arrivi si sono registrate 99.863 partenze.

Se si prende in considerazione il trimestre da luglio a settembre 2016, gli arrivi sono stati 30.387, mentre le partenze 29.004. Tra i due c’è uno scarto di circa 1.000 persone che non ripartono nello stesso anno. Se poi confrontiamo questo trimestre con lo stesso del 2015, vediamo che i numeri quest’anno sono leggermente in aumento con circa 2.500 arrivi in più, e lo stesso dicasi per le partenze.
“Aumenta il numero dei movimenti ma lo scarto tra partenze e arrivi è sempre di circa mille in più per gli arrivi”
Le statistiche suggeriscono l'esistenza di due percorsi standard per gli italiani, ci dice Emanuela Canini confermando il dato anche con la sua esperienza personale.

In genere l’italiano nel primo caso arriva con un Working Holiday Visa, seguito da un secondo richiesto per prolungare la permanenza. Nel percorso potrebbe esserci la richiesta di un visto studio per un corso professionale vocational se necessario, per poi arrivare alla sponsorizzare con un visto 457. Questo processo poi si concluderà con la richiesta di residenza permanente dopo aver lavorato per due anni con lo stesso sponsor con un visto Employer Nomination Scheme 186.

Nel secondo caso, quando l’italiano ha superato i 30 anni, generalmente arriva con un visto studio per un corso di inglese, successivamente di solito ne richiede un altro per un corso vocational, si fa sponsorizzare con un visto 457 per due anni e conclude come nel caso precedente con un 186 permanente.

Le ragioni per cui questi sono i percorsi preferiti o spesso addirittura obbligati, sono legate ai requisiti degli altri visti. Ad esempio gli italiani non si iscrivono solitamente a corsi di laurea o master per motivi economici, o perché se già lavorano nel settore non sono interessati a studiare.
“Il percorso universitario è quello tipico dei cinesi e degli indiani che hanno maggiori possibilità economiche”
Spesso la conoscenza dell’inglese degli italiani non è delle migliori, riducendo al 457 il campo dei visti disponibili grazie al basso livello di inglese richiesto. Quasi tutti gli altri visti inoltre prevedono il riconoscimento della qualifica e in Italia, a parte i casi degli elettricisti e dei cuochi, non esistono diplomi o corsi equivalenti per altri mestieri.

Il risultato quindi è un percorso praticamente obbligato che conduce al 457.

Le statistiche suggeriscono che a partire da quest’anno finanziario ci si aspetta una diminuzione dei visti 457, un trend che prosegue da due anni. Di conseguenza, ci si attende anche una diminuzione delle residenze permanenti dopo il 2018.

Gli italiani che diventano residenti permanenti sono comunque una piccola percentuale. Nell’anno finanziario 2014 erano circa 1.100, in aumento rispetto agli anni passati, ma dal 2018, ribadisce Emanuela Canini, i numeri scenderanno.

Numeri che comunque sono una goccia nel mare rispetto ai numeri dei cinesi e degli indiani, quasi 70.000 in totale tra le due popolazioni.

Il governo continua ad incentivare l’arrivo da questi due Paesi, con diverse iniziative. Ad esempio, è stato lanciato un progetto pilota nel quale i cittadini cinesi possono farsi da soli un visto turistico, completando il modulo online in mandarino e lasciando al Dipartimento di Immigrazione il compito di tradurselo. I cittadini cinesi possono inoltre richiedere un visto turistico di una durata di 10 anni, con un massimo di 3 mesi di soggiorno per ogni entrata dal costo di 1000 dollari.

Due iniziative che mostrano come il governo federale guardi alla Cina e all’India per dare forma all’Australia del futuro.


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Presented by Virginia Padovese, Carlo Oreglia

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