Super multa per un caffè di Sydney che ha sfruttato una cuoca italiana

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Source: Morguefiles

Il proprietario di un noto caffè di Sydney, il Bar Coluzzi @ Victoria St, è stato condannato a pagare più di 97 mila dollari per aver sfruttato una giovane cuoca italiana. La decisione è arrivata in seguito a un'azione legale intrapresa dal Fair Work Ombudsman, che ne ha reso noto l'esito attraverso un comunicato stampa.

La ragazza, nel corso di quindici mesi di impiego presso il caffè di Darlinghurst, aveva accettato di restituire al datore di lavoro una porzione significativa del suo stipendio, in contanti, per paura di perdere il proprio posto e non avere più accesso ad un visto che le permettesse di restare in Australia.

La multa è stata comminata a Tibor Vertes, proprietario del caffè, e alla sua azienda, Robit Nominees.

La cuoca italiana era stata sponsorizzata proprio dalla Robit Nominees per essere impiegata al Bar Coluzzi attraverso un visto 457 da agosto 2014 fino alle sue dimissioni nel novembre del 2015.

Il contratto, legalmente sottoscritto dalla lavoratrice e dal datore di lavoro, indicava un impiego di 40 ore settimanali per un salario di 56 mila dollari all'anno.

In realtà la ragazza svolgeva turni settimanali di 54 ore, con l'azienda che esigeva da lei la restituzione di una parte del salario in contanti. In totale la ragazza avrebbe restituito a Tibor Vertes quasi 14 mila dollari nel periodo in cui ha lavorato al Bar Coluzzi. Si tratta di circa 218 dollari ogni settimana.

In aggiunta, alla lavoratrice non sarebbero mai state pagate le indennità di servizio per il lavoro nei fine settimana e durante i giorni festivi, lo straordinario e quanto dovuto per ferie e malattia. In totale il danno economico subito dalla giovane è stato calcolato in più di 39 mila dollari.

Vertes avrebbe detto alla ragazza che la sua azienda non era in grado di pagarle l'intero salario pattuito e aveva sostenuto che la restituzione di parte dello stipendio fosse necessaria per coprire le spese fiscali e di superannuation.

In una dichiarazione fatta presso la corte, Vertes e la sua azienda hanno ammesso che la lavoratrice avrebbe accettato le condizioni da loro imposte per paura di perdere il proprio lavoro e dover tornare in Italia.

La ragazza avrebbe però deciso di inoltrare una richiesta di assistenza presso il Fair Work Ombudsmen dopo essersi licenziata.

Davanti alla corte, Vertes e la sua azienda hanno ammesso di aver infranto la legge e hanno provveduto a risarcire l'ex impiegata.

Il giudice Nicholas Manousaridis ha dichiarato che il sistema messo in atto dal datore di lavoro ha privato di diritti di base una lavoratrice che si trovava in una posizione di vulnerabilità, e che dipendeva da Robit Nominees per restare in Australia.

Non si tratta della prima volta che il Fair Work Ombudsman ha dovuto occuparsi di Tibor Vertes. L'imprenditore, che è anche un avvocato, in passato era direttore di un'azienda che era stata accusata di non aver pagato il trattamento di fine rapporto ad un dipendente.

In tal senso il giudice ha aggiunto che sia inconcepibile pensare che un imprenditore ed esperto di questioni legali come Vertes non fosse a conoscenza dei suoi obblighi verso i lavoratori delle sue aziende.

Il giudiche ha anche reso noto che né Vertes né la sua azienda hanno voluto offrire dichiarazioni di pentimento, aggiungendo che la sentenza odierna deve essere un monito verso l'industria della ristorazione.

L'Acting Fair Work Ombudsman, Kristen Hannah, ha dichiarato, a margine della vicenda, che la sua agenzia è pronta a intraprendere serie azioni legali nei confronti di chiunque sfrutti i propri impiegati.
"Trattiamo con estrema serietà casi in cui un datore di lavoro tragga vantaggio dalla sua posizione di potere nei confronti di vulnerabili lavoratri immigrati. In particolare non concedendo loro i diritti minimi indicati dalla legge"
E a ricordato che i lavoratori che si trovano in Australia con un visto, qualunque esso sia, hanno gli stessi diritti dei cittadini Australiani e dei residenti.

In un caso simile a quello che ha coinvolto il Bar Coluzzi, l'anno scorso una corte aveva condannato un caffè di Albany a pagare una multa di 532 mila dollari per il caso di due lavoratori indiani, costretti a restituire una parte significativa del loro stipendio. In tal caso i lavoratori erano anche stati minacciati di violenza e di essere mandati via dall'Australia se non avessero accettato le condizioni imposte.

Kristen Hannah ha poi invitato i lavoratori a contattare il Fair Work Ombudsman, anche in forma anonima, nel caso in cui vogliano discutere di situazioni di sfruttamento sul posto di lavoro, ricordando che potranno ricevere assistenza e consulenza gratuita.

Per informazioni sui diritti per i lavoratori che operino in Australia, e per ricevere assistenza, potete andare sul sito del Fair Work Ombudsman: fairwork.gov.au

Il sito è accessibile in 40 lingue diverse.

E se volete parlare con un incaricato del Fair Work Ombudsman, potete chiamate il 13 13 94. Un servizio di interpretariato è disponibile.

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Published

Updated

By Davide Schiappapietra
Source: Fair Work Australia

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