Durante l’ultimo anno finanziario sono stati rilasciati 8,7 milioni di visti, un milione in più rispetto ai 7,7 dell’anno 2015/16. Allo stesso tempo, il numero di visti temporanei rifiutati per motivi di sicurezza nazionale, furti di identità o precedenti penali è aumentato nello scorso anno del 46%.
Cosa dobbiamo considerare in questi 8,7 milioni di visti? Sono indice di una tendenza che tenderà a ingigantirsi nei prossimi anni?
I numeri suggeriscono una crescita esponenziale, particolarmente nel caso dei visti turistici.
L’Australia da anni è diventata una meta appetibile, grazie anche al boom asiatico che ha favorito l’ingresso Down Under di turisti orientali, soprattutto cinesi.
Nel passato a contribuire al boom di arrivi ci ha pensato anche il fenomeno degli studenti internazionali, che però a seguito degli ultimi cambiamenti legislativi sembra destinato a sgonfiarsi.
Il rapporto del Dipartimento d’Immigrazione
Nell’ultimo rapporto annuale del Dipartimento d’Immigrazione si è osservato un aumento del 5.5% dei visti turistici approvati e un 10% in più nei visti studio.
Si nota anche una aumento per quanto riguarda i visti rifiutati in quasi tutte le categorie, in particolare per motivi penali.
Nell’anno finanziario scorso è da sottolineare il crollo dei visti 457 del 30%, accompagnato da un calo del 12% di tutti i visti permanenti, favorito ulteriormente dalla lentezza del disbrigo delle pratiche burocratiche.
Eccezionale in negativo il conferimento della cittadinanza, che è diminuito del 52%. Le cause sono da ricercarsi nei rifiuti per problemi penali, che ormai si estendono facilmente anche a trasgressioni “minori” come sospensioni della patente ed eccesso di velocità, e nei tempi di attesa di più di un anno.
Nel 2017-18 il numero di cittadinanze conferite è precipitato a 80.562, un livello mai visto dall’anno 2002-02, quando soltanto 79.000 persone ricevettero la cittadinanza.

12 anni di richieste di cittadinanza in Australia Source: Shamsher Kainth
Le richieste di cittadinanza hanno creato un accumulo di 240.000 richieste inevase, con i tempi di attesa che ora arrivano fino a 19 mesi, in alcuni casi anche oltre.