Il Mondiale parte con la rivoluzione spagnola

Più che una vigilia, un thrilling. A poche ore dalla partenza del Mondiale in Russia, è successo di tutto. Il commento del giornalista sportivo Filippo Grassia.

Julen Lopetegui, Luis Rubiales and Fernando Hierro

Source: AAP Images / EPA / RODRIGO JIMENEZ

Innanzi tutto il cambio di panchina della nazionale spagnola, da Julien Lopetegui a Fernando Hierro, poi l'assegnazione a Canada, Stati Uniti e Messico del torneo iridato in programma nel 2026, infine gli arresti legati al nuovo (?) stadio della Roma.

La partita d'esordio Russia-Arabia Saudita passa così in second'ordine, e non solo per la mediocrità delle due nazionali: i sovietici non vincono da 7 gare e, nelle ultime 5, hanno accusato 3 sconfitte e 2 pareggi; i sauditi, dopo aver battuto Algeria e Grecia, hanno perso gli ultimi 3 incontri. Il risultato odierno potrebbe influenzare visibilmente le sorti del girone che annovera anche Egitto e Uruguay. Alle 17 (ora italiana ndr) il calcio d'inizio con i nostri Irrati e Orsato al Var in compagnia dell'argentino Vigliano e del cileno Astroza. Un po' d'Italia, per fortuna. Ma c'è il rischio che quattro persone dietro i monitor allunghino eccessivamente i tempi d'intervento. Lo capiremo in giornata: diretta tv su SBS e online in streaming su internet.

La "bomba" è arrivata all'ora di pranzo dal quartiere generale della Spagna dove il presidente Luis Rubiales ha annunciato la svolta: fuori Lopetegui per aver sottoscritto il contratto con il Real Madrid senza parlarne con i dirigenti federali, al suo posto Hierro, l'ex ds delle Furie Rosse. Una scelta forte, in linea con i principi d'una struttura che non ha mai voluto abdicare alla sua centralità:
"Siamo stati obbligati a separarci dal nostro selezionatore per il bene della nazionale, ma gli auguriamo il meglio. Troppo grave il modo con cui s'è svolta la vicenda con la totale assenza della Federazione. Non possiamo tollerarlo. Vincere è importante, ma è più importante assumere decisioni di questo tipo".
Questa volta il risultato è passato in second'ordine. La scelta non deve essere stata facile al pensiero che il Real Madrid ha scelto Lopetegui proprio per l'empatia tecnica e relazionale dell'ex selezionatore con i "blancos". Ma la presenza di Hierro, ex stella madridista, potrebbe limitare gli attriti con il club più titolato del mondo.

L'altra notizia di giornata è legata alla scelta della Fifa di assegnare i Mondiali del 2026 alla candidatura congiunta di Canada, Stati Uniti e Messico che travalica i problemi in fieri fra il governo americano e gli altri due. In passato una decisione similare era stata presa solo una volta in occasione dl torneo disputato in Corea del Sud e in Giappone. A noi nefasto per l'arbitraggio di Moreno.
Mai però un Mondiale s'era disputato in tre paesi.
Niente da fare per il Marocco, uscito malconcio per la quinta volta in questo agone. Se il Canada non aveva mai ospitato il Mondiale, gli Stati Uniti sono alla seconda esperienza, e il Messico è addirittura alla terza, record assoluto.

C'è poi la faccenda nostrana dello stadio voluto da Pallotta, presidente della Roma. L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto, Paolo Ielo, ha portato all'arresto di 9 persone fra cui il costruttore Parnasi. Ai domiciliari il presidente di Acea, Lanzalone, e il vice presidente del consiglio regionale Palozzi. Complessivamente sono 16 gli indagati con contestazioni pesanti: associazione a delinquere, frodi fiscali, corruzione, finanziamenti illeciti. Il tempo dirà. Ma cala ancora una volta la scure sul progetto di realizzare un nuovo stadio del calcio nel nostro paese. Il malaffare è sempre in agguato dietro le grandi opere. Pallotta dice che l'impianto si farà ugualmente. Buona fortuna.

Quanto a stadi, anche la Russia si pone anni luce davanti a noi.
Putin, rieletto presidente per la quarta volta nello scorso marzo, ha stanziato oltre 12 miliardi per organizzare la Coppa del Mondo e avere un ragguardevole ritorno di immagine.
Mondiali e Olimpiadi hanno fatto sempre da volano mediatico per tutti i paesi organizzatori: come dimenticare l'Italia nel '34, la Germania nel '36, l'Argentina nel '78 e via di questo passo: figurarsi se poteva esimersi la Russia alla ricerca di consensi sul piano internazionale. Peccato che la sua nazionale vada a rilento per colpa dei club infarciti di stranieri, meglio ancora se brasiliani.

Neanche Capello è riuscito a sollevare un movimento in grande difficoltà. Dietro l'angolo il pericolo connesso a hooligans, radicalismo islamico, doping. Noi spettatori.


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By Filippo Grassia, Stefano Grassia

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