Le opere dell'artista dissidente cinese Ai Weiwei che vedremo alla Sydney Biennale sono una riflessione sulle politiche riguardanti la questione dei richiedenti asilo e più in generale raccontano quella che l'artista definisce una crisi dell'umanità. Nell'affrontare il tema delle politiche federali australiane sui rifugiati, l'artista ha dichiarato che fermare i barconi non vuol dire affrontare il vero problema che è alla base del fenomeno.
"They only leave their home because they're pushed away. We cannot stay stop the boat or build the wall. We should stop the war, stop the famine. We should educate the young people for them to have a better future."
L'artista dissidente ha aggiunto che l'Australia dovrebbe ripensare le politiche di accoglienza dei rifugiati per migliorare la sua immagine a livello internazionale.
"I always wanted to visit this island of Australia, where they have this kind of detention and has been world news for too long. And it gives Australia such a bad image about who Australians are and what the Australian culture really is about."
Ai Weiwei, artista di fama internazionale, ha riscosso molto successo anche Down Under dove da 12 anni trova spazio in musei e gallerie: la mostra di Sydney sarà infatti la sua quinta nel Paese. Le sue dichiarazioni riflettono un impegno che dura ormai da cinque anni, durante i quali l'artista ha cercato di attirare l'attenzione del pubblico sul tema dei rifugiati.
Una delle opere in mostra a Sydney, intitolata Law of the Journey, è costituita da un barcone di 60 metri con a bordo 300 rifugiati. Ma, dice l'artista, neppure la sua arte riesce a catturare pienamente il dramma dei rifugiati.
"In this piece, you don't hear the ocean waves, the dangers, the darkness, the coldness of the water. You don't see children and babies crying where no parents attend them. You don't see older people, 80/90 years old, trying to survive the journey, trying to come to a land which nobody even accepts them. They cannot even imagine."
Anche l'ultimo documentario dell'artista cinese, dal titolo Human Flow, in questi giorni viene presentato per la prima volta al pubblico australiano: al cinema Nova di Melbourne e all'Opera House di Sydney. Per realizzare la pellicola Ai Weiwei ha visitato 40 campi profughi.
"Our intelligence requires us to have a curiosity to understand the meaning. Those meanings have to be based on the facts rather than some illusions. So it teaches me so much about our humanity."
Ai Weiwei ha passato la sua infanzia in campi di lavoro in Cina, nel deserto del Gobi, a causa dell'esilio di suo padre, un poeta perseguitato dal regime cinese. L'artista ha spiegato come questa esperienza lo abbia aiutato a capire il destino delle migliaia di persone in cerca di rifugio oggi.
"I grew up in these exile camps far from home and being neglected or being discriminated, insulted in my early time. And I understand. That prepares me for understanding those people who are voiceless and being discriminated."
Ai Weiwei ha contestato molto duramente il governo cinese. Quando nel 2011 era stato detenuto dalla polizia cinese per 81 giorni in carcere senza un'accusa formale, intellettuali di tutto il mondo si erano mobilitati per il suo rilascio.
Oggi l'artista dichiara di avere un obiettivo più ampio dei confini della sua patria, un obiettivo globale.
"If I stay in China, my issue basically is about my struggle in daily life towards freedom of speech, human rights, judicial justice in China. But now I am more of a global citizen, which means you take the whole humanity issues and global politics and culture."
Rispetto alle recenti notizie riguardanti le dichiarazioni del governo cinese di avvallare l'abolizione del limite di mandati per il presidente della repubblica, l'artista si è detto non sorpreso della decisione.
"The same system, one-party system, never really let people vote, never had an independent judicial system or freedom of speech. So under this kind of circumstance, changing it to have a longer power or have less fast-shifting of power is the same."
La 21ma Biennale di Sydney inizia oggi, 16 marzo, e continuerà fino al prossimo 11 giugno. Oltre ai lavori di Ai Weiwei si potranno vedere le opere di molti altri artisti australiani e internazionali.
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