Nessun passo avanti per il WHV fino a 35 anni

Il Dipartimento d'Immigrazione frena sull'ipotesi di alzare l'età massima per ottenere un Working Holiday Visa a 35 anni.

Australia sign on a wood plank

Source: morguefiles

Alzare a 35 anni il limite per il Working Holiday Visa? Calma e gesso: l’annuncio di ottobre del ministro dei servizi sociali Scott Morrison, che aveva reso noto come il governo stesse prendendo in considerazione questa idea, ha causato un certo imbarazzo nel Dipartimento d'Immigrazione.

Ci stiamo pensando – in sintesi il messaggio apparso nel frattempo sul sito – ma per ora non se ne fa nulla.

L’agente di immigrazione Emanuela Canini ci ha raccontato i dettagli.



L’annuncio di Morrison non aveva in effetti creato molto scalpore tra gli addetti ai lavori, un fatto strano perché sarebbe stata una notizia bomba: i temi centrali delle conversazioni nel Dipartimento erano ad ottobre tutti incentrati sulle tasse.

L’uscita di Morrison non è comunque passata inosservata e si è diffusa abbastanza velocemente in rete, spingendo il Dipartimento a mettere un annuncio nella pagina del WHV del proprio sito per calmare le acque.
“Per ora non se ne parla, è qualcosa a cui stanno pensando per un futuro non proprio prossimo. Quindi per adesso si rimane a 30 anni”.
Il 19 novembre prossimo entreranno in vigore alcuni cambiamenti. È stato confermato che a partire da questa data i giorni per cui chi ha un visto 457 può rimanere senza lavoro scenderanno da 90 a 60.

Saranno quindi solo 60 i giorni che possono passare tra la fine di un lavoro e lo sponsor successivo:  questo vale per i nuovi visti, quelli già esistenti non subiranno cambiamenti. Il Dipartimento sarà più flessibile nella cancellazione dei visti per chi supera quel limite se nel frattempo è stata richiesta una nuova nomination da un nuovo sponsor, procedura che al momento richiede più di due mesi.

E dal 19 novembre cambia la definizione legale di persona a carico, con delle conseguenze che potrebbero essere molto restrittive. Non cambierà nulla per i visti studio, per i quali si potranno mettere a carico solo il partner e i figli minorenni esattamente come avviene ora.

Per tutti gli altri visti invece la definizione di famiglia cambia. Finora con nucleo famigliare si intendeva il capofamiglia, il partner, i figli minorenni, i figli maggiorenni non sposati dipendenti dai genitori e qualsiasi altro parente non sposato e dipendente economicamente dai capofamiglia.

Dal 19 novembre invece potranno essere considerati a carico solo il partner, i figli minorenni, e i figli fino a 23 anni non sposati, se dipendenti economicamente dai genitori, e quelli maggiori di 23 anni se impossibilitati a lavorare. Vengono quindi esclusi tutti i parenti dipendenti e quasi tutti i figli oltre i 23 anni.
“Non è una buona notizia per chi programmava di portare i propri figli adulti, sappiamo che è quasi normale che ci siano figli oltre i 23 anni ancora dipendenti dei genitori in Italia, e a volte anche qualche suocero o altro parente”.
Tutte queste persone che verranno lasciate fuori dovranno richiedere un visto a parte, molto probabilmente un ricongiungimento famigliare con un child visa o un parent visa, se e quando verranno rispettati i requisiti (il principale è che il resto della famiglia acquisisca la residenza permanente).

Secondo l’agente di immigrazione Emanuela Canini, la decisione è "una manovra per far richiedere i visti più adatti allo scopo ed evitare l’escamotage di includere tutta la famiglia in un unico visto". In ogni caso le persone che hanno già incluso dei figli che hanno più di 23 anni sul proprio visto non hanno motivo di preoccuparsi perché nella maggior parte dei casi questi figli potranno essere inclusi anche nei visti successivi, una decisione presa per evitare di dividere le famiglie che sono già in Australia.


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Published

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By Carlo Oreglia, Virginia Padovese

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