Ricomincia da dove aveva lasciato qualche anno fa Carlo Cracco, con una masterclass a Melbourne dedicata alle sue reinterpretazioni della cucina tradizionale.
Carlo Cracco non è un dogmatico per quanto riguarda i fornelli, un'attitudine che lo ha portato a sperimentare per tutta la sua carriera, come ha raccontato ai microfoni di SBS.
Ne è passata di acqua sotto i ponti dalla sua prima visita nel 2009; per Cracco la scena culinaria di Melbourne è definitivamente sbocciata, un'esplosione di vitalità aiutata anche dal grande successo dei reality show televisivi.
"Non è che tu puoi dire è sbagliata o è giusta... bisogna rispettare la ricetta, poi si può anche migliorarla, dipende da chi la fa e da come la fa, no?"
Per Cracco, cucinare vuol dire avere un approccio "laico, senza dogmi", nulla è inavvicinabile o immutabile. Se ci accostiamo alle vecchie ricette, ci racconta lo chef veneto, difficilmente sono uguali e sono state modificate nel tempo.
Tant'è che messo di fronte ad uno dei classici australiani, la controversa pizza con l'ananas, lo chef non chiude immediatamente il portone. "Non è sbagliata, fa parte di una cultura", ci ha raccontato dopo una breve esitazione, "e per questo bisogna rispettarla e poi magari migliorarla. Poi se anche uno ci vuole mettere l'ananas, dipende da come lo si fa, messo in una certa maniera può fare il suo effetto".
"La televisione ha bisogno di creare un alone, di attirare le persone... in Masterchef esce molto di più la parte severa, rigida di me"
Il Gordon Ramsay italiano ha preso sul serio la missione culinaria, ma come ci racconta, il suo personaggio televisivo non c'entra niente con il vero Carlo Cracco.
Cracco ha affinato la sua arte sotto la guida di chef francesi e italiani, come Alain Ducasse, Lucas Carton e Gualtiero Marchesi, il cui ristorante fu il primo in Italia ad aggiudicarsi tre stelle Michelin. Il suo Ristorante Cracco a Milano ha due stelle Michelin ed è stato inserito tre volte dal 2007 nella World’s 50 Best List (42º nel 2007, 22º nel 2009 e 34º nel 2011).