Nei loro discorsi di fine anno, il neo-premier italiano Gentiloni e il Presidente della Repubblica Mattarella hanno assicurato l'impegno della politica italiana verso le nuove generazioni, ma le loro parole non sono state in grado di cancellare del tutto la scia di polemiche suscitate dalle recenti dichiarazioni sull'esodo dei giovani connazionali all'estero del Ministro del Lavoro Poletti.
Ma chi sono i giovani italiani che emigrano al giorno d'oggi?
Per fare il punto sull'emigrazione di giovani italiani all'estero abbiamo parlato con il Professor Ettore Recchi, docente di sociologia presso l'Istituto di Studi Politici di Parigi. Recchi è coautore, insieme a Carlo Barone e Giulia Assirelli, di uno studio che indaga sulle cause e sulle conseguenze della emigrazione all'estero di giovani italiani qualificati.
Ecco l'intervista a cura di Francesca Valdinoci.
Lo studio “Graduate Migration Out of Italy: Predictors and Pay-Offs” è stato realizzato in due tornate, usando i dati dell'Istat su cosa facevano i laureati italiani a quattro anni dalla laurea conseguita nel 2007 e nel 2011, basandosi quindi su un campione di circa 60mila persone per ogni tornata (che rappresentano all'incirca il 20% della popolazione annuale di chi consegue una laurea in Italia). Il numero dei laureati espatriati in questo periodo è raddoppiato, e la destinazione principale è stata l'Europa. Il grande salto verso Stati Uniti, Canada e Australia è stata una scelta compiuta da una minoranza del campione.
"Se l’Italia fosse un posto in cui c’è chi parte ma c’è anche chi arriva questo sarebbe un segnale di vitalità del sistema, invece alle partenze non fa riscontro l’arrivo di altrettante persone, altrettanti cervelli"
Come ci ha spiegato il professor Recchi, dallo studio è emerso che la maggior parte dei laureati che emigrano proviene da atenei del Nord Italia, dove è maggiormente diffuso l'insegnamento di materie in lingua inglese. Molti degli studenti che emigrano hanno già avuto esperienza di vita all'estero, grazie al progetto Erasmus o a periodi di studio trascorsi in altri Paesi durante la scuola secondaria.
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Non tutti possono permettersi di emigrare: le famiglie più abbienti possono inoltre investire maggiormente sulla formazione linguistica dei propri figli, e la conoscenza di altre lingue predispone all'emigrazione, facilitando l'espatrio.
"Partire implica anche un costo e un investimento, che non tutte le famiglie possono permettersi"
Tuttavia il professor Recchi nota come, tra gli intervistati dell'Istat, coloro che sono emigrati guadagnano a quattro anni dalla laurea il 37% in più (mediamente) rispetto a chi, o per scelta o per mancanza di opportunità, non si è mosso dall'Italia. Un dato che spiega in parte come mai siano in aumento coloro che dopo la laurea scelgono di fare le valigie. Ma se chi si sposta spesso ha anche in mente l'idea del ritorno in patria, questo ritorno purtroppo non è di semplice attuazione.
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