Serie A, Juve con tristezza sull'ottovolante

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Juventus

Source: courtesy by facebook.com/juventus

La Juventus sale sull'ottovolante aggiudicandosi per l'ennesima volta lo scudetto, ma con il cuore ancora colmo di tristezza per l'eliminazione meritata dalla Champions League. Sabato ha chiuso il compitino battendo in rimonta la Fiorentina in uno stadio con tanti vuoti. A dimostrazione di come il popolo bianconero, troppo abituato ai trionfi, non ha somatizzato la sberla subita in settimana dai giovanotti dell'Ajax. Ma la squadra viola avrebbe meritato almeno il pareggio: nel primo tempo s'è portata in vantaggio con Milenkovic, ha colpito due legni con Chiesa e ha gettato al vento tre occasioni in superiorità numerica; nel finale s'è vista neutralizzare il piattone di Dabo dal piede di Szczesny. Per non parlare della rete annullata a Simeone, finito colpevolmente in fuorigioco. Impossibile vincere all'Allianz Stadium se sbagli tanto e non hai dalla tua parte Eupalla, la dea del calcio. E così la Signora, dopo essere stata lungamente allo sbando, ha fatto festa con la rete di Alex Sandro e l'autogol di Pezzella conquistando il campionato con 5 giornate di anticipo. È il 35mo successo limitandoci a quelli ufficiali, l'ottavo consecutivo. Nessuno è mai riuscito a tanto nei cinque maggiori campionati europei. Il Lione s'è fermato a quota 7.

Al di là degli umori di giornata, l'affermazione dei bianconeri non è mai stata in discussione, neanche alla vigilia del campionato. Troppo forte il gruppo di Allegri con gli arrivi di Cristiano Ronaldo e Cancelo. E forte è rimasto nonostante la flessione di Dybala, disperso, la stagione ondivaga di Pjanic e le ripetute amnesie di Bonucci. Ancelotti ha ammesso che il suo Napoli, per quanto stia stabilmente in seconda posizione, non è mai stato un rivale serio della capolista. E i 20 punti di svantaggio - pur con una partita in meno, quella da giocare martedì con l'Atalanta - stanno lì a dimostrarlo. Ne scaturisce un monopolio che non fa bene al campionato. Vedremo se e come cambierà la situazione.

Se in Italia la gerarchia è uguale a se stessa da tanti anni, in Europa le cose stanno diversamente con i club italiani fuori dalle semifinali per la settima volta nelle ultime 15 stagioni. Gli ultimi successi risalgono all'Inter, che si aggiudicò la coppa dalle grandi orecchie nel 2010, e al Parma, vittorioso vent'anni fa in Europa League. Poi il nulla. A forza di andare avanti così, l'Italia arretrerà nel ranking con dolori bestiali per tutto il sistema. Dall'ultima edizione è arrivato un messaggio nobile. L'Ajax non ha solo eliminato Real Madrid e Juventus, ma ha dimostrato che si può fare buon calcio anche con fatturati minimali rispetto alle grandi del continente. Quanto a ingaggi spende 53 milioni contro i 259 della Juve e i 334 del Real Madrid. C'è poi il Tottenham che ha battuto, con merito e fortuna, il Manchester City anche se non ha potuto fare mercato nella scorsa estate per volere dell'Uefa. I soldi contano, certo. E infatti l'Ajax ha già ceduto De Jong al Barcellona per 70 milioni più bonus per stare in equilibrio. Ma bisogna prendere i giocatori giusti, a differenza dell'Inter che ha buttato al vento 250 milioni nelle ultime 3 stagioni, e avere allenatori coraggiosi.

La letteratura sportiva sta interrogandosi su cosa serva alla Juventus per vincere la Champions: innanzi tutto gente capace di saltare gli avversari in dribbling e creare superiorità numerica, poi goleador di razza. Allegri ha pagato a caro prezzo gli infortuni di Douglas Costa e Cuadrado oltre alla metamorfosi di Dybala e Mandzukic. Ne scaturisce un assioma: CR7 è troppo solo in avanti. E infatti gli ultimi gol di coppa sono suoi: 3 all'Atletico, 2 all'Ajax, uno per partita. Le alternative sono di tre tipi: o Dybala torna a fare il goleador, e non il centrocampista di complemento; o Kean esplode di brutto; o arriva un nuovo attaccante da 20 centri a stagione. Cosa ne direbbero i tifosi juventini d'una accoppiata Cristiano Ronaldo-Mauro Icardi con Chiesa a supporto? E' cambiata anche la grammatica che non prevede da qualche tempo il possesso palla fine a se stesso, ma privilegia il gioco in profondità, anche a costo di perdere il comando del gioco. È quanto fanno Liverpool, Tottenham, Ajax, City e Barcellona.

Per tornare alle nostre faccende, Inter e Roma si sono annullate a vicenda nella sfida con poco sale di sabato al Meazza: prodezza di El Shaarawi, pareggio di Perisic. Il pari va bene ai nerazzurri, terzi in solitudine, meno ai giallorossi che non hanno sfruttato il  vantaggio iniziale, il pari del Milan a Parma e la sconfitta della Lazio con il Chievo. E martedì l'Atalanta può raggiungere il Diavolo senza forcone e sorpassare la truppa di Ranieri. Pare definito, invece, il trio delle retrocesse con l'Empoli, dalla difesa imbarazzante, prossima ad accompagnare Frosinone e Chievo in B.

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By Filippo Grassia



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