Semplificazione dei visti: il governo vuole passare da 99 visti a 10

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Source: www.pexels/Catarina Sousa

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Mentre i rappresentanti del governo vengono grigliati dalla Commissione del Senato sulla possibilità di privatizzare il sistema di gestione dei visti, appaltandolo ad un'azienda informatica privata, prosegue il progetto di semplificazione dei visti.

Cosa vuole fare il governo

La senatrice Linda Reynolds, che ha parlato ad un'udienza al Senato, ha sottolineato che tutte le decisioni relative ai visti rimarranno una prerogativa del ministero e non dell'azienda privata che vincerà l’appalto per la gestione del sito.

Il progetto è stato messo in moto da più di un anno dal governo, prima con delle consultazioni pubbliche e poi con degli incontri mirati con gli addetti al settore, in particolare in tema di tecnologia.

Più di dieci aziende private hanno espresso interesse nel progetto, che comporterà un investimento da un miliardo di dollari nei prossimi dieci anni, ma che promette lauti ricavi.

“Ora siamo arrivati al punto in cui bisogna decidere chi si prenderà questo lavoro enorme e molto difficile da gestire”, racconta ai microfoni di SBS l’agente d’immigrazione Emanuela Canini.
L’appalto informatico fa parte di una serie di progetti che il governo ha in mente di attuare in futuro, che porterebbero nelle intenzioni ad una immigrazione per lo più temporanea che favorisca le zone rurali.

Centrale, in questo piano del governo, è la semplificazione dell’enorme quantità di visti, che al momento sono 99.

Il piano è di ridurre i visti a 10, creando categorie generiche come il visto turistico, il visto studio, il visto di lavoro e così via.

“Già un passato però ci sono state semplificazioni del genere” precisa Emanuela Canini, “per esempio con il visto turistico. Il problema è che le specifiche dei visti cancellati poi vanno inevitabilmente a confluire nel visto che lo assorbe”.

Parola d'ordine: semplificare, semplificare

Un visto con una pagina di leggi si potrebbe trasformare in un visto con 10 pagine di leggi, aprendo interrogativi sull’effettiva semplificazione.

Semplificazione che verrebbe raggiunta, nelle intenzioni del governo, anche con l’automazione: l’approvazione o il rifiuto automatico dei visti senza l’intervento umano.

Una procedura che già osserviamo ad esempio con alcuni visti turistici; si vorrebbe allargare questa procedura ad altri visti semplici che ovviamente non presentano situazioni particolari, soprattutto di tipo penale.

Una prospettiva che, secondo Emanuela Canini, può fare nascere dubbi su un possibile aumento del rifiuto dei visti, nel caso una pratica non corrisponda esattamente a quello che il sistema informatico si aspetta.

Un’altra questione spinosa è la potenziale riduzione del personale del Dipartimento d’Immigrazione, accompagnata dal timore che il costo dell’appalto – un miliardo di dollari nel giro di 10 anni - venga poi fatto assorbire da chi richiede i visti con aumenti di tasse mirati.

“Aumentare le tasse è qualcosa che comunque il governo ha sempre fatto e continuerà a fare” sostiene Emanuela Canini “quindi se l’obiettivo è quello di risparmiare sui lavoratori, bisogna poi anche vedere se quelle 3.000 persone che potenzialmente possono perdere il lavoro non finiranno a battere cassa al Centrelink”.

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