I roghi in Africa sono visibili sulle mappe dell'applicazione Global Forest Watch e su quella di FIRMS, entrambe basate sui dati raccolti dallo strumento MODIS (Moderate-resolution Imaging Spectroradiometer) installato sui satelliti Terra (EOS AM) ed Aqua (EOS PM) della NASA.
In base alle analisi condotte da Weather Source, negli ultimi giorni sono stati registrati quasi sette mila roghi in Angola, 3.395 nella Repubblica Democratica del Congo e 2.217 in Brasile.
I roghi brasiliani non sono però i soli roghi della foresta pluviale. L'Amazzonia si estende per ben 7.7 milioni di chilometri quadrati e rientra anche nei confini di Bolivia, Paraguay, Venezuela, Suriname, Guyana e altri Paesi del Sud America.
Al vertice del G7 di questa settimana, il presidente francese Emmanuel Macron ha twittato sugli incendi in Africa centrale e ha detto che le nazioni stavano esaminando un'iniziativa simile a quella proposta per combattere le fiamme del Brasile.
Il "secondo polmone verde" del pianeta
Senza dubbio la regione è chiave per il clima: la foresta del bacino del Congo viene comunemente definita il "secondo polmone verde" del pianeta dopo l'Amazzonia.
Le foreste coprono un'area di 3,3 milioni di chilometri quadrati in diversi paesi, di cui circa un terzo nella Repubblica Democratica del Congo, e il resto in Gabon, Congo, Camerun e Africa centrale.
Proprio come l'Amazzonia, le foreste del bacino del Congo assorbono tonnellate di anidride carbonica (CO2) e sono dei santuari per varie specie in via di estinzione.

Source: Global Forest Watch.
Roghi "collegati ai metodi agricoli di questa stagione"
Secondo Guillaume Lescuyer, un esperto dell'Africa centrale presso il centro di ricerca e sviluppo agricolo francese CIRAD, gli incendi osservati nelle immagini della NASA sono in gran parte fuori dalla foresta pluviale.
"Succede in questo periodo dell'anno, in molte parti del nostro paese, e gli incendi sono causati dagli agricoltori nella fase di preparazione dei terreni, prima della stagione delle piogge", ha detto Lescuyer.
Il confronto tra i roghi dell'Africa e quelli dell'Amazzonia
"La domanda ora è fino a che punto possiamo confrontarli con quelli dell'Amazzonia", ha detto Philippe Verbelen, un attivista della foresta di Greenpeace che lavora nel bacino del Congo.
"Il fuoco è una cosa abbastanza regolare in Africa. Fa parte di un ciclo. Le persone nella stagione secca hanno dato fuoco alla boscaglia piuttosto che alla fitta e umida foresta pluviale."
Il governo dell'Angola ha anche sollecitato cautela, dicendo che i rapidi confronti con l'Amazzonia possono portare a misinformazione.
Gli incendi sono consueti alla fine della stagione secca, ha detto il ministero dell'Ambiente.
La foresta in Africa "brucia ma non per le stesse cause"
"La foresta brucia in Africa ma non per le stesse cause", ha dichiarato Tosi Mpanu Mpanu, ambasciatore e negoziatore climatico per la Repubblica Democratica del Congo.
"In Amazzonia, la foresta brucia principalmente a causa della siccità e dei cambiamenti climatici, ma nell'Africa centrale è principalmente dovuta a tecniche agricole," ha aggiunto Mpanu.
Molti agricoltori usano l'agricoltura "taglia e brucia" per ripulire la foresta.
Nella Repubblica Democratica del Congo, soltanto il nove percento della popolazione ha accesso all'elettricità e molte persone usano la legna per cucinare ed energia.
Il presidente della Repubblica Democratica del Congo, Felix Tshisekedi, ha avvertito che le foreste pluviali saranno sempre più a rischio se il paese non migliora la sua produzione di energia idroelettrica.
La deforestazione è anche un rischio in Gabon e in alcune parti della Repubblica Democratica del Congo, per non parlare dei danni causati da progetti minerari e petroliferi.
Alcuni paesi stanno ora implementando politiche ambientali più rigorose.
Il Gabon, ad esempio, ha dichiarato 13 parchi nazionali che costituiscono l'11% del suo territorio nazionale.
La Repubblica Democratica del Congo ha dichiarato una moratoria sulle nuove licenze di disboscamento industriale.
"Dobbiamo proteggere le foreste che sono ancora in gran parte intatte e fermare il degrado", ha dichiarato Verbelen di Greenpeace.
"Le foreste che sono ancora intatte rimangono un cuscinetto importante per i futuri cambiamenti climatici".
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