L’agenzia AMES, che aiuta gli stranieri nel gestire il loro trasferimento in Australia, ha condotto una ricerca su oltre 130 dei propri clienti per cercare di capire un po’ meglio come migranti e rifugiati vivano l'esperienza dell'arrivo e dell'integrazione down under.
Gli intervistati hanno risposto ad alcune domande per spiegare le ragioni che li hanno portati in Australia e per descrivere la loro esperienza nell'iniziare una nuova vita altrove.
Ne sono emersi aspetti sia positivi che negativi, come ci ha raccontato Laurie Nowell di AMES.
"What was encouraging was that everybody who comes here seems to want to fit in and contribute, get a job and join in community activities. One of the troubling things we found was that not everybody has a really good experience immediately. Some people take longer than others to settle in, find work and feel like they belong here."
Imparare l’inglese è stato segnalato dagli intervistati come il requisito più importante.
Laurie Nowell ha sottolineato come per un sorprendente 64% proprio imparare l’inglese sia l’ostacolo più difficile da superare.
"Everyone who comes to this country has a different back story and Australia has a very strong English language service for migrants and refugees. But not everybody is able to take that up and also, if you are not literate in your own language, it's very difficult to learn English quickly."
A causa della scarsa conoscenza della lingua, per molti è stato difficile anche trovare un lavoro e sbarcare il lunario in un Paese dove il costo della vita è più alto rispetto al Paese d’origine.
Un altro aspetto emerso dalla ricerca, è la nostalgia dei familiari lontani. Un intervistato su cinque tra chi ha vissuto in Australia per più di cinque anni sostiene di provare un senso di isolamento.
Ma nel complesso gli intervistati si dicono soddisfatti della scelta che li ha portati a migrare. Oltre la metà di essi è attratto dallo stile di vita australiano e dalle libertà che questo Paese offre.
Secondo Laurie Nowell, per molti è anche una questione di mettersi alla prova.
"The vast majority of people who come here are optimistic about the future, they want to contribute, they want to be part of society, they want to fit in. But the others who struggle perhaps could be helped along with outreach from employers, with...just being given a chance to show what they can do."
Proprio ieri, il Governo Federale ha preso una decisione importante nel tentativo di proteggere gli immigrati che lavorano in Australia. Stando alla legislazione appena approvata dalla Camera bassa, il Ministero dell’Interno avrà il diritto di rendere pubblici i nomi delle aziende che assumono dipendenti dall’estero ma non ne rispettano i diritti. In questo modo si auspica di scoraggiare altre aziende dal fare altrettanto.
Lo stesso varrà per i lavoratori: i tax file numbers degli immigrati verranno controllati per verificare che anche i dipendenti ripettino le condizioni di lavoro a cui sono soggetti in base al loro visto.
Secondo il Ministro degli Affari Multiculturali e della Cittadinanza Alan Tudge, queste nuove misure porteranno presto dei benefici ai lavoratori.
"These measures collectively strengthen the integrity of skilled migration visa programs and protect Australian and overseas workers. This government has a very strong track record in jobs creation, in getting people off welfare and into work, and only where absolutely necessary, issuing 457 visas."
I laburisti hanno chiesto che il disegno di legge venga esteso anche ai lavoratori stagionali, spesso esposti a situazioni di sfruttamento.
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