La dieta "MediterrAsian", ricetta tradizionale per la longevità

Una dieta che mette insieme gli alimenti del Sud Italia degli anni '50 e del Giappone per ridurre la mortalità e l'incidenza del cancro e delle malattie legate all'età.

Pasta e fagioli

Pasta e fagioli, an italian soup of pasta and beans with vegetables and greens in a tomato base. Source: iStockphoto

La dieta “MediterrAsian” consiste in un mix che unisce la dieta mediterranea a prodotti come la soia e altri cibi tradizionalmente consumati in Asia, in particolare in Giappone. Per molti è una cucina che può dare ampi benefici per la salute. E tra questi anche eminenti accademici e istituzioni.

Ma andiamo per gradi.

L'aderenza alla dieta mediterranea è associata a una ridotta mortalità, nonché a una riduzione dll'incidenza di malattie cardiovascolari e del cancro. Questo secondo lo studio EPIC (The European Prospective Investigation on Cancer and Nutrition) commissionato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (World Heath Organization). È il più grande studio di questo tipo, iniziato nel 1993, che ha monitorato nel corso degli anni oltre mezzo milione di cittadini di 10 paesi europei.

Ma di cosa parliamo quando parliamo di “dieta mediterranea”?

"Stiamo parlando di quello che si mangiava nel Cilento [in Campania] negli anni '50", sostiene il professor Franco Berrino, 74 anni, epidemiologo e per anni direttore del dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. E il professore si trova in questi giorni a Sydney per presentare il suo approccio a stili di vita che aiutino a prevenire le malattie croniche.

In particolare, Franco Berrino propone una dieta basata su piatti tradizionali come quelli consumati proprio nel Cilento dove si mangiava pasta e fagioli, pasta e ceci e in genere legumi, cereali integrali, frutta e verdura, tra cui anche i frutti oleosi (mandorle e nocciole per esempio) che sono estremamente importanti per il metabolismo.
Close-Up Of Various Beans In Plate On Table
Arrangement of mixed beans Source: EyeEm
È una dieta tradizionalmente povera di proteine e prodotti animali (circa il 15% delle calorie totali), con una preferenza per carni bianche o pesce e soltanto occasionalmente carne rossa e formaggio.

"Era la dieta dei poveri, ma comprendeva vere e proprie ghiottonerie, dato che la gente povera riusciva sempre a creare meravigliosi piatti con ingredienti umili", racconta il professor Berrino citando come esempi le orecchiette con le rape, la pasta con le sarde, la purea di fave con la cicoria.
Orecchiette with turnip greens
Traditional Apulia region pasta Orecchiette with turnip greens Source: iStockphoto
Questa dieta, che non include né bevande e succhi zuccherati né pane bianco, può promuovere la perdita di peso a lungo termine in modo più sostenibile rispetto alle diete ad alto contenuto proteico, sostiene Franco Berrino.

A suo parere, le diete ad alto contenuto proteico possono consentire di perdere peso significativamente e in un breve arco temporale, ma a molti risulta difficile mantenere tale regime alimentare per un lungo periodo di tempo e spesso le persone si stancano della grande quantità di proteine ​decidendo quindi di ridurle, con la conseguenza di riguadagnare peso.

Secondo Franco Berrino elementi simili alla tradizionale dieta mediterranea possono essere trovati in tutto il mondo. "Gli scienziati hanno iniziato a osservare le comunità tradizionalmente più longeve al mondo, trovandole, per esempio, in Grecia e in Giappone, oltre che nel sud Italia". Ma esempi di diete simili potrebbero essere trovati quasi ovunque.

"Cous cous con ceci nell'Africa settentrionale e nel Medio Oriente, fagioli neri e tortillas di mais in Messico o soia e riso in Asia.  Gli eschimesi erano l'unica popolazione che non aveva una dieta ricca di legumi e verdure".
Soy milk
Soy beans and soy milk Source: Pixabay/bigfatcat CC0
Il professor Berrino è attualmente responsabile del progetto MeMeMe, una sperimentazione clinica finanziata dal Consiglio Europeo delle Ricerche per la prevenzione dell'incidenza delle malattie croniche associate all'età mediante l'utilizzo della dieta mediterranea.

Ma sta anche promuovendo il suo approccio allo stile di vita, che comprende la dieta mediterranea, l'esercizio fisico e quella che lui ha definito, nel corso della nostra intervista, una forma di "spiritualità laica".

Franco Berrino spiega di non avere alcuna affiliazione religiosa e di fare riferimento a forme di meditazione. Meditazione che, essendo stata sviluppata in Asia, non ha un equivalente tradizionale in Italia se non in alcune forme di preghiera. 

E nonostante ammetta che si tratti di un ambito controverso, secondo Berrino ci sono sempre più prove scientifiche che pratiche simili alla meditazione possono contribuire alla salute delle persone. Ma anche senza imparare a meditare, un atteggiamento più compassionevole verso noi stessi può aiutare.

"Esistono degli studi sull'autocompassione, sull'attitudine che una persona ha verso se stessa", continua Berrino. E secondo questi studi, i benefici alla salute sarebbero osservabili scientificamente. Ma come possiamo cambiare la nostra attitudine per stare meglio?

"Invece che dirsi 'ho sbagliato tutto nella vita, non sono proprio all'altezza', ci si dovrebbe invece dire 'va be', faccio ciò che posso'. Quest'attitudine di autocompassione riduce i livelli di certe interleuchine, le sostanze dell'infiammazione".

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By Davide Schiappapietra

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