L'incidente di domenica 2 giugno in cui una nave da crociera ha investito un battello nel canale della Guidecca, provocando cinque feriti, ha riportato l'attenzione sulla gestione del turismo a Venezia.
Alla luce dell'ultimo incidente, riproponiamo questo articolo originariamente pubblicato nel 2017 che analizza l'impatto del turismo a Venezia.
----
Quanto è bella Venezia lo sanno tutti. E tutti, almeno una volta nella vita, a Venezia ci vogliono andare. Il fascino della città magica formata da 118 isole separate da canali e collegate da oltre 400 ponti, non può lasciare indifferenti. Ma come sta gestendo la città gli oltre 33 milioni di turisti che ogni anno arrivano a farle visita da tutti gli angoli del mondo?
La questione è molto sentita, soprattutto tra i residenti del centro storico, che sono al momento poco più di 50.000, in continuo calo negli ultimi anni. Nel 2017 tanti di loro sono scesi in piazza a manifestare contro un esodo forzato a cui sono sottoposti a causa di una città diventata invivibile per la mancanza di negozi essenziali per la quotidianità, sostituiti da venditori di souvenir a basso costo per il turismo «mordi e fuggi» e per i prezzi insostenibili delle case che sempre più spesso lasciano il posto a Airbnb. Il turismo è importante per Venezia, lo sanno prima di tutto i veneziani. Ma sono proprio i veneziani a lamentarsi di un turismo che sta calpestando un sito patrimonio mondiale Unesco rendendo la vita impossibile ai suoi residenti.
Le problematiche sono tante e diverse, ma, come emerge dalle testimonianze che abbiamo raccolto, chi vive a Venezia qualche problema con il turismo di massa ce l’ha.
Il Comitato NoGrandiNavi punta il dito contro il crocierismo. Il gruppo vede nelle navi da crociera uno dei problemi principali di Venezia e chiede a gran voce che la navi con stazza lorda superiore alle 40.000 tonnellate non abbiano il permesso di entrare nella laguna. Secondo il comitato, il passaggio in laguna delle navi da crociera è problematico principalmente per due ragioni: il dislocamento dell’enorme quantità di acqua e dei sedimenti durante il transito, e il pesante inquinamento dovuto alle emissioni nocive dei carburanti.
NoGrandiNavi chiede poi che venga stabilita una soglia massima di sostenibilità turistica giornaliera invalicabile, e che venga assegnata una quota invalicabile anche al crocierismo.

Venezia Source: venicetoday
Barbara Warburton Giliberti, docente di inglese presso l’Università Ca’ Foscari e membro del Comitato NoGrandiNavi ci ha spiegato la sua posizione e ha sottolineato come a spaventare non siano soltanto i numeri, ma anche la tipologia di turisti che affolla Venezia negli ultimi anni.
“L’impatto dei turisti sulla vita dei veneziani è devastante. Io sono arrivata a Venezia più di 40 anni fa e c’è stato un cambiamento epocale. Il tipo di turismo è cambiato. Una volta era molto più informato, c’era gente che veniva a studiare, a visitare i musei a informarsi sulla storia di Venezia, a vedere i nostri artigiani. Adesso c’è solo la necessità di poter dire Io ho visto Venezia”
Ma non per tutti il problema principale è quello delle grandi navi, anzi. “Chi dice che il problema sono i crocieristi non conosce il turismo a Venezia. Sono una percentuale bassissima, sono i flussi più prevedibili perché sono calendarizzati e sono tra i più gestibili”, sostiene Francesco Di Cesare presidente della società Risposte Turismo.
A suo parere il vero problema è dettato dal fatto che Venezia, negli ultimi anni ha coltivato poche vocazioni produttive oltre al turismo, ed ora si trova a dover gestire il suo inevitabile impatto sulla città.
“Un grande impatto sia in positivo che in negativo. In positivo, per le ricadute economiche ed occupazionali. In negativo perché la città viene vissuta come totalmente dedicata al turismo lasciando ai margini i residenti.”
Anche secondo Francesco Di Cesare inserire una soglia massima di sostenibilità giornaliera per i turisti potrebbe essere una buona idea, ma andrebbe accompagnata a tutta un’altra serie di operazioni. A suo parere, “la questione è da affrontare più dal punto di vista dell’offerta che da quello della domanda. Il numero chiuso potrebbe risolvere alcune questioni – ad esempio vaporetti super affollati - ma se non si accompagna con un miglioramento netto dell’offerta in termini di standard dei servizi, differenziazione dell’offerta, cura nel lavoro e attenzione per il cliente, il numero chiuso servirà a poco”.
Dello stesso parere Pierfrancesco Ghetti, residente ed ex rettore dell'Università Ca’ Foscari, secondo il quale “in questi ultimi anni il turismo ha superato i limiti di sopportabilità della città. La caring capacity di Venezia è di certo inferiore all’aggressione del turismo attuale. L’offerta non è stata al passo con l’aumento della domanda e la città ha seri problemi con la gestione della vivibilità complessiva”.
Secondo Pierfrancesco Ghetti l’economia del giorno per giorno sta vincendo sulla capacità di pianificazione a lungo termine dell’amministrazione locale. “Oggi ogni calle ha una monotonia di offerta – vetri, maschere, kebab, bar - e una banalizzazione della struttura che non va a vantaggio della città”, ci spiega, aggiungendo che “la città non è solo i grandi monumenti, è il paesaggio diffuso, è il modo di vivere che andrebbe mantenuto per offrire non solo un’esperienza, ma una qualità della vita diversa ai turisti”.
E come vivono i veneziani questo afflusso di turisti? Giovanni Benzoni, residente da sempre nel centro storico di Venezia, ci ha confessato di essere molto preoccupato per la diffusione ormai incontrollabile di Bed and Breakfast, per il continuo calo demografico dei residenti e per l'invecchiamento della popolazione. A suo parere la situazione negli ultimi anni è molto peggiorata e al momento Venezia è una città che non riesce a lavorare sul proprio futuro.
“L’unico rumore che sento nella notte sono le ruote delle valigie che sembrano carri armati di occupazione che arrivano nel silenzio assoluto della città. È un turismo non governato in una città che non sa progettare il proporio futuro nella conservazione, ma vive di rapina”.
Sembra un paradosso. Venezia è una città che vive di turismo ma che di turismo, secondo chi ci vive, sta morendo.
Parla di paradosso anche Andrea Candiani, critico d'arte che da decenni vola regolarmente da Melbourne a Venezia in occasione della Biennale Arte.
“La Biennale per esempio attrae turisti, ma non distrugge, crea. Crea attenzione per la città, porta cultura, gente di alto livello. Forse è un discorso un po’ snob, ma è così. Io ci vado, ci torno, mi piace, ma anche a me danno fastidio i turisti. È un paradosso.”
La Biennale, insieme agli altri amatissimi eventi offerti dalla città, come il Redentore, il Carnevale, il Festival del Cinema, portano ulteriore movimento, che si aggiunge a quello di sempre. Ma a preoccupare sembra più il turismo disordinato e distratto. Secondo Andrea Candiani "Ci saranno sempre quelli che seguono l’ombrellino colorato, si fermano a Rialto, bloccano il traffico pedonale e intasano i vaporetti. Ma c’è anche il turista che rispetta, che si lascia educare dalla stessa città, ammira, supporta, compra e vive ai ritmi dei veneziani. Chiudere le porte alla città sarebbe un atto estremo”.
La città, consapevole che le vie più battute si stanno trasformando in calli invivibili, propone anche percorsi alternativi e meno conosciuti, ma non per questo meno belli. Rimane però una grossa perplessità, che ha espresso molto bene Francesco Di Cesare di Risposte Turismo: "Non basta suggerire di evitare i percorsi più battuti, o Piazza San Marco. Chi di voi se fosse a Parigi sarebbe disposto a non andare alla Torre Eiffel solo perché qualcuno gli dice che ci sono tante altre cose belle da vedere a Parigi?".
Potrebbe interessarti anche:
È ora di introdurre il turismo a numero chiuso?