Il rapporto ha scoperto che una maggiore inclusione sociale potrebbe far crescere il PIL (Prodotto Interno Lordo) in quanto farebbe aumentare la produttività sul posto di lavoro, oltre che ridurre il costo della disoccupazione, della sanità e dei servizi sociali.
Secondo l'autore del rapporto, John O'Mahony di Deloitte Access Economics, far crescere l'inclusione sociale vuol dire molto di più che non soltanto combattere il razzismo.
"L'Australia è un paese molto diversificato; quasi un terzo degli australiani sono nati dall'estero, ci sono oltre 270 provenienze culturali, australiani LGBTIQ, anziani e persone con delle disabilità. Tutta questa diversità può essere usata a nostro vantaggio se riusciamo ad essere socialmente inclusivi, e questo significa molto di più che non solo essere tolleranti", ha detto O'Mahony.
"Si tratta di offrire alle persone tutte le opportunità possibili per avere una vita prospera, ovvero l'accesso ai servizi sanitari, ai servizi di istruzione e partecipazione alla comunità," ha aggiunto O'Mahony.
Secondo l’amministratore delegato di SBS James Taylor il rapporto dimostra che una maggiore inclusione non è solo un vantaggio per la società in generale, ma è anche una grande opportunità economica.
“L'Australia ha la meritata reputazione di essere una società multiculturale inclusiva. Un luogo in cui, indipendentemente da chi sei, dove sei nato o in che cosa credi, puoi sentirtene parte".
"Ciò che questo rapporto Deloitte dimostra in termini economici è che possiamo fare di meglio e se siamo in grado di creare team e luoghi di lavoro più diversificati ed inclusivi, ci sono vantaggi economici per tutti gli australiani, e non solo per quelli che vengono inclusi", ha detto Taylor.
Sophia Chea gestisce un negozio di fiori online chiamato Angkor Flowers and Crafts, con sede nella parte occidentale di Sydney.
Questa impresa sociale è stata fondata nel settembre 2014 e punta a formare donne immigrate e rifugiate come fioraie, cercando di rafforzare il loro inglese.
Chea spera che, attraverso il programma, le nuove immigrate si sentano più equipaggiate per entrare nel mercato del lavoro.
"Mi sono resa conto che diverse delle donne immigrate e rifugiate in Australia hanno un inglese di basso livello e questo le rende insicure sul posto di lavoro", spiega Chea.
"Le donne che partecipano al programma mi hanno detto che stanno acquisendo fiducia in loro stesse, e sentire ciò mi dà forza anche quando ci sono da sormontare degli ostacoli nel mio lavoro".
Il primo corso di formazione è iniziato con una classe di 10 donne nel 2015, grazie al sostegno finanziario del Comune di Fairfield.
Per Chea, immigrata in Australia nel 2007, è la sua esperienza personale che l'ha ispirata ad avviare questa piccola impresa fondata sull'inclusione sociale.
"Quando sono venuta in Australia mi sentivo spesso insicura per via del mio inglese - anche solo quando dovevo ordinare in un ristorante".
Mentre degli studi precedenti hanno dimostrato che l'inclusione sul posto di lavoro in Australia è migliorata nel tempo, secondo il rapporto Deloitte esiste ancora un notevole margine di miglioramento.
La partecipazione nella forza lavoro delle persone con disabilità è inferiore quasi del 30% rispetto a quelle senza disabilità e il divario retributivo tra uomini e donne è ancora del 15% circa.
Inoltre, il numero di casi di discriminazione riportati come causati dell'origine etnica o della religione sono più che raddoppiati tra il 2007 e il 2017.
Secondo John O'Mahony, l'Australia potrebbe diventare un pease leader in questo campo.
"Se si confronta l'Australia con i paesi d'oltremare, può essere una lettura che fa riflettere", afferma O'Mahony.
"L'Australia risulta nel primo 25 per cento su statistiche comparabili a livello internazionale, il che significa che potremmo diventare il leader mondiale in questo campo".
Il tesoriere federale Josh Frydenberg ha esortato le aziende a reinvestire i loro profitti nell'economia australiana piuttosto che non privilegiare i rendimenti degli azionisti.
Secondo Peter Strong, amministratore delegato del Council of Small Business Organisations Australia, sebbene gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo siano importanti, un maggiore uso di una forza lavoro multi-etnica è cruciale per le piccole imprese.
E per questo, secondo lui, c’è bisogno di più corsi di formazione.
"Dobbiamo trovare quelle comunità che hanno un alto numero di immigrati e lavorare con loro, dargli la possibilità di lavorare con i centri TAFE locali o centri di educazione indipendenti del locali cosicché loro riescano a creare delle opportunità che giovino alle loro comunità", ha detto Strong.
Secondo il rapporto, far aumentare la percentuale di donne in posizioni di senior leadership senior farebbe aumentare il PIL australiano di $5 miliardi.
Xero, azienda internazionale di software di contabilità, impiega oltre 2.500 persone in una vasta gamma di età e provenienze culturali.
L'azienda si concentra in particolare sulla diversità di genere come priorità per incoraggiare un numero maggiore di donne a lavorare nel settore tecnologico.
Una dei suoi direttori generali, Rebecca Gravestock, afferma che l'azienda ha visto chiaramente i benefici dall'avere una tale politica in materia di diversità e inclusione.
"Per noi ha senso da un punto di vista commerciale", ha detto Gravestock.
"Abbiamo riscontrato che creando un ambiente più diversificato e inclusivo, le persone hanno voglia di venire al lavoro e possono mostrare interamente la loro personalità in ufficio, il che significa che le persone si appassionano al loro lavoro e la produttività aumenta.
"La metà del nostro gruppo dirigente, e il 43% della nostra board, sono donne".
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