La Champions vale oro, per la Juve gia' 75,5 milioni

Ogni successo vale 2,7 milioni contro i 900mila euro del pareggio: ecco perché la partecipazione alla Champions League è indispensabile per le squadre di Serie A.

Juventus players celebrate the victory after the Serie A football match between Juventus FC and FC Internazionale.

Juventus players celebrate the victory after the Serie A football match between Juventus FC and FC Internazionale. Source: SIPA USA

Inutile girarci attorno. La partecipazione alla Champions League, sempre più ricca e mediatica, è indispensabile per fare cassa con quel che segue. C'è un gap di svariate decine di milioni (da 45 a 90) fra chi gioca la più importante competizione europea e chi ne rimane fuori. Uno spartiacque bestiale. La Juventus, già qualificata agli ottavi, ha già guadagnato 75,5 milioni e, battendo mercoledì sera lo Young Boys, può arrivare a 78,2 milioni. Già perché ogni successo vale 2,7 milioni contro i 900mila euro del pareggio. La Roma, anch'essa al prossimo turno, è a quota 51. Minori i ricavi delle altre due italiane che ancora non hanno conquistato l'accesso al tabellone a eliminazione diretta: 44 milioni per il Napoli, 42 per l'Inter. Passando il turno e vincendo la prossima partita, supererebbero i 55 milioni. Tanta roba. Pensate in particolare alla Lazio che perse la qualificazione alla Champions per mano dell'Inter nell'ultimo turno dello scorso campionato. Enorme il valore dei gol di Icardi e Vecino che sovvertirono il risultato nel finale. Ecco perché, in relazione al dominio della Juventus, l'assalto alla coppa è divenuto lo scudetto delle altre grandi.

Per motivi diversi gli impegni dell'ultima giornata della prima fase si portano appresso un importante significato. Partiamo dagli appuntamenti di domani sera. L'Inter, per passare il turno, deve battere gli olandesi del Psv Eindhoven e augurarsi che il Barcellona faccia il suo dovere con il Tottenham. Nelle ultime gare i nerazzurri hanno giocato bene per un'ora, poi sono calati di brutto, a Torino come a Londra. A sua volta il Napoli, finito in un girone di ferro, è costretto all'ennesima impresa sul campo del Liverpool che guida da imbattuto la Premier League. Per gli inglesi un solo ko, guarda caso al San Paolo. Per farcela deve vincere, pareggiare e perdere di misura con gol. L'amuleto è Ancelotti. Il giorno successivo toccherò a Juventus e Roma. Per i bianconeri, l'ha sottolineato Allegri, è importante battere lo Young Boys a Berna per evitare Barcellona, Real Madrid, Bayern, Manchester City e Porto. In caso contrario rischierebbe di disputare una finale anticipata negli ottavi. Quanto alla Roma, impegnata sul campo del Viktoria Plzen, seconda è e seconda resterà. Ma i giallorossi, dopo la figuraccia di Cagliari, non possono prendere un'altra scoppola. In bilico la panchina di Di Francesco.

Giovedì sarà di scena l'Europa League. La Lazio, già qualificata, deve riscattare con l'Eintracht Francoforte la pareggite di campionato (cinque di seguito) e la sconfitta di Limassol con l'Apollon. Per il Milan il risultato minimo equivale a una sconfitta con un solo gol di scarto sul terreno dell'Olympiakos.

Il campionato ha archiviato la vittoria della Juve sull'Inter che ha permesso ai bianconeri di conquistare 43 punti nelle prime 15 giornata: eguagliato il primato europeo di Barcellona, Manchester City e Paris Saint Germain. Incredibile il vantaggio sulle cosiddette inseguitrici. Determinante ancora una volta il gol di Mandzukic servito al bacio da Cancelo. Il Napoli, giocando a poker con il Frosinone, è rimasto a 8 punti dalla vetta e soprattutto ha ricacciato l'Inter a 6 lunghezze. Dietro i nerazzurri di Spalletti, sfortunati e incompiuti, devono guardarsi da Milan e Lazio. Ancora più lontana la Roma che non ha neanche la metà dei punti della Juventus (21 contro 43) ed è riuscita nell'impresa di farsi raggiungere dal Cagliari con due uomini in meno in pieno recupero. La tenuta mentale proprio non c'è al pensiero che gli uomini di Di Francesco avevano compiuto la stessa leggerezza con il Chievo. Come fossero dilettanti alle prime armi, non professionisti pagati lautamente. Pazzesco. E la panchina vacilla paurosamente.

Mai come in quest'ultima giornata gli incontri si sono decisi nel finale con ben 10 gol dall'80' in poi, di cui 4 nel recupero. Il primo di Sau alla Roma al minuto 95. Gli altri in Lazio-Sampdoria con le reti di Immobile su rigore (96') e Saponara (99') che hanno fissato il pari sul 2-2. Nella gara di mezzodì la Fiorentina ha raggiunto il 3-3 al 96' con Mirallas dopo che Benassi all'89' aveva realizzato la seconda rete viola. Proprio vero. Le partite si chiudono al fischio finale, come diceva il compianto Boskov. Nel nome di Radice, che prima di Sacchi aveva rinnovato il calcio italiano, s'è poi giocata al Meazza Milan-Torino.


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By Filippo Grassia

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