‘Mi piace condividere’: come Facebook ha cambiato il nostro linguaggio

I social media hanno introdotto una serie di cambiamenti nella nostra lingua di tutti i giorni, sia in ciò che diciamo che in come lo scriviamo. E questo spesso avviene senza che ce ne si accorga, secondo il linguista e autore Matteo Farina.

Emoticons provide a useful way to manage solidarity by softening requests and minimising impositions at the workplace.

Source: OJO Images RF/Getty

"Grazie per aver condiviso. Mi piace la tua pagina. Seguimi!"

Dieci anni fa una frase del genere si sarebbe verosimilmente riferita alla condivisione di una informazione avvenuta per iscritto, su un supporto cartaceo, seguita da un invito a seguire fisicamente qualcuno in un qualche luogo.

Ma nell'era dei social media, la nostra lingua è cambiata. Le parole hanno acquisito nuovi significati, le frasi hanno strutture diverse e a volte comunichiamo usando una successione di simboli come gli emoticon.

Questa è l'opinione del dott. Matteo Farina, ricercatore presso la Flinders University e l'Università di Adelaide e autore del bestseller Facebook and Conversation Analysis.

"Come quando abbiamo introdotto il primo telefono o quando abbiamo iniziato a utilizzare il primo cellulare, ogni volta che utilizziamo un nuovo dispositivo in un certo senso stiamo semplicemente adattando la nostra comunicazione ad esso", afferma.

Secondo Farina, questi cambiamenti offrono opportunità per nuovi tipi di comunicazione e, per il fatto che le persone si avvantaggiano di nuove possibilità per esprimersi, la nostra lingua necessariamente cambia.

Come il linguaggio si adatta ai social media

Su Facebook, le nostre catene di commenti e post raramente iniziano con un saluto, perché la conversazione è sempre “in corso”.

"Possiamo accedere a Facebook e controllare tutte le nostre conversazioni e vedere che normalmente non iniziano con ‘ciao’ o ‘buongiorno’, spiega il dott. Farina.

"È come quando lavoriamo in un ufficio e incontriamo un collega", continua. "La prima volta che lo incrociamo lo salutiamo, ma se incontriamo quella stessa persona 10 volte al giorno, non ripetiamo il saluto. È come se la conversazione rimanesse sempre aperta."

E questo è simile a quello che facciamo su Facebook.

"Partiamo dal presupposto che le persone siano sempre connesse, quindi non abbiamo bisogno di usare i saluti".
Julie Zhuo
In this Feb. 18, 2016, file photo, Julie Zhuo, product design director at Facebook, demonstrates the new emoji icons. Source: AP Photo/Mary Altaffer

Avvantaggiarsi dei nuovi media

Matteo Farina afferma che le funzionalità di piattaforme come Facebook permettono di appropriarci di contenuti che provengono da altre fonti permettendoci di trasformarli in espressioni nostre.

"Non ho bisogno di scrivere, 'quanto è bello il nuovo filmThe Joker'. Posso semplicemente pubblicare il collegamento ipertestuale dal trailer preso da YouTube e, facendo questa azione, apparirà nel mio post l'anteprima del video e, probabilmente, anche una descrizione già presente sul web".

In questo caso, secondo il dott. Farina, sfruttiamo le funzionalità di Facebook.

"È diventato così comune che non ci rendiamo nemmeno conto che questo elemento della nostra comunicazione è diverso da quella che facciamo nelle normali interazioni".

Short and sweet

Secondo Farina, la semplificazione è una delle chiavi della nuova lingua di Facebook e dei social media.

"Credo che in un certo senso vi sia una sorta di semplificazione della lingua ogni volta che utilizziamo un dispositivo per comunicare".

Un esempio di un mezzo che invita a semplificare il linguaggio è il limite di caratteri disponibili per un post di Twitter, ma questo vale per ogni forma di comunicazione, afferma Farina, che ricorda, ad esempio, il nostro uso regolare di espressioni idiomatiche per spiegare dei concetti complessi.

Gli emoticon e le immagini sono essi stessi un modo rapido per comunicare significati complessi.

"Lo facciamo usando un selfie, una foto, un video o persino un emoticon", afferma il dott. Farina. "Alcuni dei miei studenti usano enormi quantità di emoticon per andare oltre i limiti del mezzo di comunicazione”, spiega, riferendosi alla mancanza di comunicazione visuale e all’impossibilità di utilizzare il linguaggio del corpo e le espressioni facciali per comunicare.

Secondo lui, gli studenti internazionali usano spesso gli emoticon come supporto alla loro comunicazione interculturale sui social media, mentre senza questo strumento sembrano avere più difficoltà a esprimersi nelle interazioni faccia a faccia con altri studenti australiani.
UK - London - Teenage girls on their smartphones
UK - London - Teenage girls on their smartphones Source: Corbis News

'Mi piace condividere'

Ma in quali altri modi la lingua dei social media modifica la lingua che parliamo nella nostra vita quotidiana?

Un esempio è il significato della parola "condivisione", dice Farina, che ha assunto un nuovo significato al di fuori dell'idea tradizionale di distribuire cibo o oggetti fisici.

Inoltre, oggi quando diciamo "mi piace", pensiamo alla funzione di Facebook: l’icona con il pollice in su. Se diciamo "mi piace qualcosa", spesso non stiamo parlando di “amare” qualcuno o qualcosa come avremmo fatto una volta.

"In questo caso, non sto comunicando che mi piace molto la cosa che hai pubblicato o quello che hai fatto, ma il ‘mi piace’ sui social media significa ‘sì, siamo amici’”, dice Farina.

E definisce questo fenomeno "mantenimento delle relazioni", un qualcosa che facciamo regolarmente da secoli nella vita di tutti i giorni.

"Se sto camminando e mentre sono impegnato in un'altra conversazione e ti passo accanto, ti faccio un cenno di riconoscimento. Questa è la funzione dei nostri ‘mi piace’ sui social media”.

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By Davide Schiappapietra




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