Secondo la stampa statunitense e italiana, il Procuratore Generale (Attorney Genral) americano William Barr si sarebbe recato in Italia la scorsa settimana per incontrare alti funzionari del governo di Roma. Avrebbe chiesto loro aiuto per l'inchiesta sulla legittimità delle indagini delle forze di polizia ed intelligence statunitensi sull'influenza russa nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016 (il cosiddetto Russiagate), operazioni alla base del rapporto redatto dal Consigliere Speciale Thomas Mueller.
Non sarebbe stato il primo viaggio in Italia di Barr per incontrare esponenti dei servizi d'intelligence italiani, scrive il New York Times, aggiungendo che l'amministrazione Trump avrebbe fatto simili richieste all'Australia e alla Gran Bretagna.
La rivista italiana online Inside Over, una pubblicazione del quotidiano Il Giornale, ha citato George Papadopoulos, ex adviser di Donald Trump durante la campagna presidenziale e figura al centro delle indagini del procuratore Thomas Muller, il quale ha confermato, in risposta a una domanda diretta da parte di Inside Over, che William Barr si sia recato all'ambasciata americana di Roma la scorsa settimana.
Il Washington Post ha confermato che Barr avrebbe effettuato almeno un viaggio in Italia per garantire la cooperazione delle istituzioni locali sull'indagine del Dipartimento di Giustizia, citando una funzionaria del Dipartimento stesso. L'indagine, guidata dal procuratore John H. Durham, sta esaminando le attività di intelligence e di polizia americane nell'operato dello staff elettorale di Trump, con l'intenzione di verificare se queste siano state portate avanti in maniera legittima.
La portavoce del Dipartimento di Giustizia americano, Kerri Kupec, ha infatti confermato al Post che Barr si è incontrato con rappresentanti delle istituzioni italiane nella giornata di vanerdì in Italia. Kupec non ha però voluto confermare se durante questi incontri siano stati dicussi temi d'interesse per l'inchiesta del Dipartimento nei confronti delle indagini di Muller.
L'indagine del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, condotta da Durham, è vista da molti commentatori come un tentativo dell'amministrazione Trump di screditare le indagini sulla presunta ingerenza della Russia nelle elezioni del 2016.
Dal canto suo, il rapporto finale sui collegamenti tra lo staff di Trump e la Russia, redatto del Consigliere Speciale degli Stati Uniti Robert Mueller, cita un incontro del 2016 tra George Papadopoulos e Alexander Downer, Alto Commissario australiano nel Regno Unito. L'incontro, avvenuto in un bar di Londra, verrebbe indicato incontro come il punto di partenza per le indagini dell'FBI nel caso dei rapporti Trump-Russia.
"Stiamo assistendo a un raro caso in cui gli investigatori vengono indagati", afferma Gabriele Abbondanza, analista politico e ricercatore di relazioni internazionali presso l'Università di Sydney. "In sostanza, ci sarebbe un fuoco incrociato di natura legale e di intelligence su più fronti, ma non dovremmo essere sorpresi dal fatto che siano stati coinvolti alleati statunitensi come l'Italia e l'Australia".
"L'Italia, in particolare, ha sempre mantenuto relazioni forti e costruttive sia all'interno che all'esterno del mondo occidentale e, anche se potrebbe non essere un atteggiamento molto comune nel contesto della politica interna, i governi alleati si scambiano favori, a livello internazionale, su base quotidiana", continua Abbondanza.
Nel frattempo, nella mattinata di oggi, il governo australiano aveva confermato la notizia secondo cui Donald Trump ha chiesto a Scott Morrison, durante una telefonata, aiuto per le indagini nei lavori degli investigatori sul caso Russiagate.
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