La guerra dei 'Wogs': come un gruppo di comici si sta dando battaglia su un insulto razziale

L'attore Nick Giannopoulos avrebbe minacciato cause legali verso i comici che usano la parola 'wog' per promuovere i loro spettacoli.

Comedian Nick Giannopoulos

Comedian Nick Giannopoulos. Source: facebook.com/nickgiannopoulos

"You know the word "Dago"? I own it, I own the rights. People who use the word dago, they've got to lease it from me". Uno sketch satirico del 1992 di Santo Cilauro nel Late Show prevede in maniera incredibilmente precisa la polemica che è esplosa nel mondo della comicità "etnica", un genere che iniziò negli anni '80 e che ancora oggi nel secondo millennio è in ottima salute.

Il comico di origine greca Nick Giannopoulos avrebbe minacciato i colleghi di azione legale per difendere i suoi diritti legali sulla parola 'wog', una parola che in passato veniva usata come insulto soprattutto nei confronti di immigrati di origine italiana e greca, ma che poi è stata "riappropriata" proprio da queste minoranze.

Giannopoulos ha confermato all'Herald Sun di aver registrato le parole "Wogs e wogboy", replicando a distanza di 27 anni quello che diceva Lou Interligi - il personaggio di Santo Cilauro - che si vantava di aver messo sotto copyright l'insulto 'dago'.


I suoi avvocati, secondo quanto riportano alcuni attori comici, avrebbero contattato i loro promoter di Melbourne per avvisarli di non utilizzare la parola 'wogs' nei titoli dei loro spettacoli.

Una circostanza, quella delle azioni legali, che Nick Giannopoulos nega recisamente sui social media, ribadendo di non aver denunciato nessuno e accusando i suoi colleghi di averlo tirato in ballo in cerca di pubblicità.
Uno dei colleghi coinvolti è Gabriel Rossi, che da anni nel periodo natalizio porta in scena uno spettacolo chiamato "A Very Woggy Xmas". O meglio portava, perché per evitare grane ha cambiato il titolo in "A Very Ethnic Xmas".

"Il mio promoter ha ricevuto una lettera dai suoi avvocati, diffidandoci dall'usare la parola 'wog' nei titoli dei nostri spettacoli", racconta Gabriel Rossi a SBS Italian. "Comprendiamo che legalmente ha ragione, ma non capiamo perché una parola debba essere proprietà di un individuo".

La protezione della parola 'wogs' è stata registrata nel 1997 da Thirdcosta PTY LTD, il gruppo responsabile di produzioni teatrali come "Wogs out of work" e "Wog-a-rama".

Sono quattro le istanze in cui la parola 'wog' è sotto copyright e solo nel caso di Thirdcosta viene protetta la singola parola ("wogs"). Negli altri casi è sempre abbinata ad aggettivi per formare un titolo (e.g. "The Original Wogs Memes").

Ma è possibile mettere sotto copyright una parola sola? Sì, spiega ad SBS Italian l'avvocato specializzato in legislazione dei marchi Wayne Covell. "Uno dei punti fondamentale è se la parola sia descrittiva".
"Se depositi la richiesta per la parola 'sapone' per esempio, non otterrai il marchio perché è una parola semplicemente descrittiva. Dipende dalle circostanze".

Questione chiusa? Assolutamente no, ribadisce Covell. "Nessuno nel '97 si è opposto alla richiesta di marchio, ma finora la validità del marchio non è stata sfidata in tribunale". 

"In un'ipotetica causa, il punto cruciale è: la parola viene usata in modo descrittivo o come marchio?".
Nick non è mai stato parte della squadra, ha sempre fatto i suoi spettacoli e non ha mai voluto lavorare con noi. Questa è l'unica occasione in cui lo sentiamo, quando ci dice potete fare questo o non potete fare questo
Gabriel Rossi ha una carriera di 18 anni. Dice di sentirsi "dispiaciuto" di dover cambiare nome ai suoi spettacoli e preoccupato che la gente non capisca che siano gli stessi show.  "I sentimenti verso Nick Giannopoulos sono molto negativi nel mondo della commedia etnica", accusa Rossi. "Nick non è mai stato parte della squadra, ha sempre fatto i suoi spettacoli e non ha mai voluto lavorare con noi. Questa è l'unica occasione in cui lo sentiamo, quando ci dice potete fare questo o non potete fare questo".
Anche il comico Joe Avati è rimasto coinvolto nella vicenda. Il suo promoter, racconta a SBS Italian, ha ricevuto tramite il suo promoter un avviso simile a quello ricevuto da Gabriel Rossi.

"Sono rimasto molto sorpreso", ha dichiarato a SBS Italian, "dato che ci sono molti show con la parola wog, perché l'ha mandato a noi? Se devi fermare una persona devi fermare tutti".

Il suo spettacolo si chiama "Born to be Wogs", con quest'ultima parola che si è attirata l'attenzione dei legali di Giannopoulos.

"Sono nello spettacolo da 25 anni, la cosa non avrà conseguenze per me perché ho un grande pubblico già consolidato in tutto il mondo. È molto triste per i giovani comici esordienti che non possono usare quella parola, ed è una sensazione opprimente".
Noi non la usiamo nel modo sbagliato, celebriamo la parola nello stesso modo in cui lo fa lui
Questa situazione ha scatenato un botta e risposta su radio, giornali e social media. "Penso che il tutto stia diventando un po' ridicolo", dice a SBS Italian il comico James Liotta.

"Capisco il punto di vista di Giannopoulos che ha registrato il marchio, ma in passato aveva detto che avrebbe intrapreso azioni legali solo contro chi avesse utilizzato la parola 'wog' nel modo sbagliato. In televisione aveva per esempio dichiarato che aveva fermato una catena di pizzerie dall'usarne la parola. Noi non la usiamo nel modo sbagliato, celebriamo la parola nello stesso modo in cui lo fa lui".

Liotta poi rivela che non c'è al momento la volontà di sfidare in tribunale la validità della registrazione di questo marchio, ma che non e un'evenienza da scartare, anche come causa collettiva. 

Giannopoulos è stato contattato da SBS Italian ma non ha risposto alla richiesta di un'intervista.

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By Carlo Oreglia

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