I dati del censimento condotto l’anno scorso in Australia ci forniscono innumerevoli indicazioni e anche curiosità sul paese in cui viviamo attualmente. Ad esempio, parlando della lingua italiana, il censimento ci dice che delle oltre 271.000 persone che hanno indicato di parlare italiano in casa, il 51,7% è nato in Italia – e fin qui nessuna sorpresa – mentre il 44,1% è nato in Australia (presumibilmente figli e nipoti di chi ha scelto di insegnare l’italiano ai suoi discendenti).
Insieme queste due percentuali raggiungono il 95,8%, la stragrande maggioranza del totale, come c’era da aspettarsi. Le sorprese giungono dalle posizioni più basse. Al terzo posto, con un numero di parlanti che tocca le duemila persone, ci sono gli italofoni nati in Egitto, alcuni residenti nella fiorente colonia italiana di Alessandria d’Egitto, altri lì rifugiatisi per questioni legate ai conflitti mondiali del XX secolo.
Dopo gli italo-egiziani vi sono i nati nel Regno Unito e in Croazia (terra che molti italofoni lasciarono dopo gli accordi politici del Dopoguerra che ridisegnarono i confini di Istria e zone limitrofe). Sono ancora oggi oltre 1500.
Ci sono poi gli svizzeri, presumibilmente provenienti dai cantoni di lingua italiana o figli di lavoratori emigrati nella Confederazione. Meno di 500 sono gli italofoni nati in Nuova Zelanda, Francia, Libia, Argentina, Germania, Sud Africa, Stati Uniti e Malta.
Scorrendo la classifica verso il basso troviamo anche alcune centinaia di italo-etiopi, eritrei e somali (con tutta probabilità il nesso è qui il passato coloniale dell’Italia). Il censimento ci dice che in Australia vi sono solo quattro sammarinesi (erano quattro anche nel 2011) e la classifica si chiude con tre italofoni nati in Uganda, Honduras, Kyrgyzstan, Bielorussia, Senegal e Kazakistan.
Per saperne di più - www.sbs.com.au/news/census-explorer
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