Beirut, un anno dopo l’esplosione al porto

Lebanon

I parenti delle vittime della tragedia del 4 agosto 2020 protestano nelle piazze di Beirut Source: Marwan Naamani/dpa/picture alliance via Getty Images

Le indagini per capire chi siano i responsabili della tragedia che ha portato alla morte di 200 persone e a 300.000 sfollati sono ferme, mentre il cittadini libanesi protestano.


I familiari delle vittime della tragedia del porto sono scesi in piazza per manifestare contro il governo e chiedere giustizia, ma le indagini sono ferme e le molte domande su cosa sia successo rimangono ancora senza risposta. 

Il giornalista Michele Giorgio, corrispondente da Gerusalemme, conferma che l'esplosione dello scorso anno ha aggravato una situazione di grande difficoltà in cui migliaia di persone si trovano da oltre un anno, e che ora chiedono al governo dimissionario delle risposte.

"Dopo l’esplosione, il primo ministro Hassan Diab diede le dimissioni e ad oggi la situazione politica è ferma, perché non è ancora stato formato un nuovo governo", commenta Giorgio ai microfoni di SBS Italian.
La sitazione economica è peggiorata notevolmemente, continua il giornalista, "il debito pubblico ha raggiunto cifre astronomiche e la pandemia di Covid-19 ha gravato sulle famiglie già ridotte all'esasperazione".

Il presidente francese Macron ha convocato una conferenza d’emergenza per poter donare 350 milioni di euro di aiuti urgenti per la popolazione libanese, per gli ospedali e per beni di prima necessità come alimenti e medicine.

"Per ora però i Paesi non sembrano intenzionati a prestare soldi al Libano. Perché dopo quella clamorosa esplosione del 4 agosto 2020, nessuno sembra fidarsi della classe dirigente".

Ascolta l'intervista integrale a Michele Giorgio:
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