Cos'è un "intra-company transfer" e che cosa potrebbe cambiare?

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Il governo federale sta valutando una proposta per rendere più semplici le procedure che permettono alle aziende internazionali di portare alcuni dei loro dipendenti più brillanti in Australia. L'agente d'immigrazione Emanuela Canini spiega come funzionerebbe.


In evidenza:
  • L'Australia sta valutando una proposta per facilitare gli "intra-company transfer"
  • Il ministro dell'Immigrazione Andrew Giles ha dichiarato che si tratta di "un'idea importante che merita di essere presa seriamente in considerazione"
  • È possibile che le nuove regole vengano introdotte il prossimo anno
Un "intra-company transfer" è il distaccamento di un lavoratore di una compagnia che ha sede al di fuori dell'Australia ad una propria succursale in Australia.

"Normalmente parliamo di un lavoratore che ha già un contratto di lavoro con la compagnia madre, spesso una multinazionale, in qualche Paese del mondo, e poi viene chiamato in Australia per lavorare per un periodo temporaneo o permanente", spiega l'agente di immigrazione Emanuela Canini.

"Il periodo di lavoro può andare da qualche giorno a qualche anno, e poi magari il contratto di lavoro può essere reso a tempo indeterminato, ma raramente un intra-company transfer viene richiesto in modo permanente da subito, proprio per la natura di questi scambi lavorativi tra le varie succursali delle multinazionali", ha aggiunto Canini.
Al momento, per questo tipo di procedura ci sono i visti standard che si applicano a tutti gli altri, e questi sono il visto 400 e il visto 482, ha spiegato Canini.

"Un esempio classico è quello delle compagnie di costruzione, specialmente di infrastrutture, che girano il mondo per partecipare agli appalti, e quando li vincono spostano il loro staff per andare a lavorare sul progetto".

Soprattutto in questi casi le gare di appalto vengono assegnate con scadenze specifiche, e "non sempre un'azienda si può permettere di aspettare mesi che i visti vengano approvati senza incorrere nelle penali o perdere il contratto per inadempienza", ha aggiunto.

Apparentemente le aziende si stanno lamentando di queste procedure troppo complesse o troppo lunghe, ha affermato Canini.

"Il governo sembra favorevole a ridurre la burocrazia per questi casi, dato che dal momento in cui un lavoratore è già impiegato in un'azienda all'estero, se teoricamente viene richiesto dalla succursale australiana per fare lo stesso lavoro, evidentemente ha tutti i requisiti per poterlo fare", ha concluso.

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