Mentre il ventiduenne Tyler James Robinson veniva formalmente incriminato per omicidio aggravato dell'attivista conservatore Charlie Kirk, le conseguenze dell'assassinio continuano a ripercuotersi in tutti gli Stati Uniti, nei tribunali, nella politica e nel dibattito pubblico.
Da una parte alcuni commentatori online hanno descritto l'assassinio come una sorta di karma per la vittima, che in passato aveva reputato accettabili le morti annuali per arma da fuoco pur di mantenere in vigore il secondo emendamento, ovvero il diritto individuale di tenere le armi.
Dall'altra abbiamo assistito al giro di vite dell'amministrazione Trump contro il dissenso interno e le critiche considerate eccessive verso la vittima, con una vittima illustre: il conduttore di talk show Jimmy Kimmel, il cui show è stato sospeso per 48 ore a seguito dei suoi commenti su Kirk, per poi tornare in onda.
Come orientarsi allora tra queste correnti opposte e controverse?
Il fatto che Kirk fosse portavoce di idee controverse - celebri le sue frasi contro le donne di colore che non avrebbero le capacità mentali sufficienti per fare politica - o anche di posizioni razziste o misogine lo squalificano dallo status di vittima di un crimine d'odio?
Matteo Vergani, professore associato alla Deakin University e direttore del Tackling Hate Lab racconta a SBS Italian cosa sta succedendo negli Stati Uniti.