Si è conclusa ieri a Canberra la tavola rotonda economica voluta dal governo.
Il forum di tre giorni voluto dal primo ministro Anthony Albanese ha riunito aziende, sindacati e rappresentanti della società civile per avviare la strada verso una riforma economica e trovare strategie per migliorare la produttività del Paese.
Alla vigilia dell'incontro, il ministro del Tesoro Jim Chalmers aveva dichiarato che le idee emerse nel forum avrebbero determinato il corso economico della nazione, addirittura oltre le prossime tre manovre finanziarie.
Questo all'indomani dell'annuncio della Reserve Bank of Australia che ha rivisto la crescita della produttività dall'1 allo 0,7%, ulteriore calo per un dato già in declino da decenni.
Alla chiusura dei lavori Chalmers ha dichiarato che è emersa la direzione che prenderanno le prossime dieci riforme sulle quali il governo intende lavorare per creare un mercato nazionale unico, più snello, con regolamentazioni più efficaci e veloci e una modernizzazione dei servizi del governo e della forza lavoro.
Cosa è emerso sulle prospettive economiche future per il Paese?
"Io rimango sempre ottimista, l'economia australiana è un'economia che ha dimostrato nel tempo di essere molto solida, molto resistente anche agli shock peggiori", ha detto Fabrizio Carmignani, preside della Business School della University of Southern Queensland ai microfoni di SBS Italian.
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"Però qui stiamo veramente guardando a una situazione che è epocale, perché la crescita della produttività, quando si guardano ai dati nel lungo periodo, è in declino da molto tempo".
"Questa è una tendenza che se non viene invertita ci porterà a una situazione che in economia si definisce di stagnazione, ovvero assenza di crescita, e l'assenza di crescita economica vuol dire un arresto dello sviluppo sociale".
Bisogna mettere in piedi degli interventi anche molto robusti, riforme di cui forse abbiamo bisogno, che sono molto più rivoluzionarie. Non mi sembra che ci sia in questo momento il clima, la voglia di farloFabrizio Carmignani
"È anche vero", coninua il professore, "che ci possono essere degli shock, dei fattori esterni che ci porteranno a doverle fare [le riforme]... Sicuramente in questo momento bisognerebbe avere un pochino più di coraggio".