Febbre di Jonathan Bazzi, racconta la realtà di un quartiere alla periferia di Milano fatta di emarginazione e pregiudizi. Un contesto in cui la vita di un bambino introverso, balbuziente, gay e crescuito dai nonni in una famiglia vecchio stampo è dolorosa e per niente facile.
Alla narrazione dell'infanzia di Jonathan s'intrecciano gli anni della maturità. Anni in cui un giorno compare una febbre che sembra non voler più andare via, e che anticipa, per il protagonista, la scoperta di aver contratto il virus dell'HIV.
"La mia è una condizione soggetta ad un forte stigma", racconta l'autore ai microfoni di SBS Italian
"Ho sentito il bisogno di scrivere della mia malattia per liberarla dal condizionamento e dal giudizio, che purtroppo porta ancora con sé".
"Le persone che contraggono l'HIV tendono, ancora oggi, a non parlarne e a nascondersi, per timore di essere giudicate".
Secondo Jonathan, però, in questo modo contribuiscono loro malgrado ad aggiungere drammaticità ad una condizione che invece, grazie alla medicina, è possibile tenere sotto controllo e che merita, secondo l'autore, di essere descritta con più leggerezza.
"Il mio libro ha scatenato reazioni contrariate da parte di chi ha conosciuto un'altra epoca di diffusione di questo virus che hanno trovato irrispettoso il modo in cui affronto e descrivo la mia malattia. Il mio obiettivo però non è sminuire quello che è stato, ma dare una nuova luce alle vite di chi affronta la malattia oggi".
Riascolta qui l'intervista a Jonathan Bazzi:
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