Era in un castello medievale di un piccolo centro tra Cesena e Forlì, un edificio maestoso con tanto di bastioni angolari e ponte levatoio, quando Fiorino Fiorini per la prima volta udì il suono di un didgeridoo.
“Nel castello di Forlimpopoli, da dove vengo, ha sede di una importante scuola di musica tradizionale [Scuola di musica popolare di Forlimpopoli]”, ha raccontato Fiorini a SBS Italian, “Nel 1998 andai all’apertura per scrivermi ad un corso di chitarra classica ma appena entrato nella rocca ho sentito questo suono profondo che faceva rimbombare le pareti”.
“Ho seguito il suono e sono arrivato nella ghiacciaia del castello dove c’era questo ragazzo — Paride Russo — che suonava sotto terra praticamente, poi il suono risaliva in superficie e faceva vibrare tutto il castello. Mi sono innamorato immediatamente di quel suono”.
Così invece di dedicarsi alla chitarra, Fiorini iniziò a studiare lo strumento per eccellenza della musica australiana. Dopo qualche anno, l’italiano decise di partire per seguire le tracce dello strumento nella sua terra d’origine.
Nel 2002, Fiorini attraversò il continente in lungo e in largo per sei mesi incontrando gli artisti che aveva apprezzato durante gli anni di studio in Italia.
“Capita che ogni tanto fai un’esperienza che ti stravolge la vita, da lì capisci che devi cambiare strada. Quel viaggio mi fece uscire dalla mia ‘comfort zone’; ero solo e la vita in Australia quasi 20 anni fa era piuttosto ‘wild’”.
“Non potevo utilizzare internet per rintracciare le persone che volevo conoscere. Ho conosciuto tantissimi musicisti e sono stato loro ospite. Pensavo sarebbe stato difficile raggiungerli, invece sono persone molto umili e generose. Il rapporto che sono riuscito ad instaurare da subito con questi artisti è stato un po’ il segnale che la mia vita doveva cambiare”.
Hai presente quei momenti nella vita in cui succede qualcosa, inizi a collegare i punti e all'improvviso ti rendi conto che c'era una ragione dietro tutto quello che ti è successo?
Durante il suo viaggio, Fiorini riuscì ad incontrare non solo i musicisti ma anche gli "elders", ovvero gli anziani, dei popoli del Norther Territory che gli insegnarono le tecniche tradizionali per suonare il didgeridoo e come trovare l'albero giusto per crearne uno.
“Non esiste una vera e propria iniziazione allo strumento, ma sicuramente devi passare molto tempo con loro e devono sentire di potersi fidare di te, capire che esiste un interesse puro e non dettato da altro, come lo sfruttamento della cosa per denaro”, racconta.
Fiorini tornò poi in Australia per continuare le sue incursioni musicali nel 2008 e nel 2011.
“Nel 2008 ho lavorato come volontario in un festival in Arnhem Land. Ho imparato molto. Quando incontrai Djalu Gurruwiwi, un musicista yolngu di Arnhem Land custode della tradizione locale del didgeridoo, mi insegnò alcune tecniche per suonare il didgeridoo e mi disse: 'Tu vai e suona'".

Fiorino Fiorini nel 2008 al Garma Festival of Traditional Cultures, il più grande raduno dedicato alle 'First Nations' in Australia Source: Courtesy of Fiorino Fiorini
Costruire un ponte tra le culture
Durante i sui 15 anni di insegnamento di didgeridoo in Italia, Fiorini iniziò a partecipare ai principali festival in Europa. In Spagna incontrò Alan Dargin, un musicista aborigeno molto famoso in patria, che Fiorini invitò a trascorrere una vacanza in Italia.
“Durante il periodo in cui Dargin è stato in Italia ha avuto l'idea di organizzare un concerto. Era il 2003, l’anno che ha segnato la nascita di ‘Forlimpopoli Didjin'Oz’ – il primo festival internazionale del didgeridoo in Italia. È iniziato come serata, poi è diventato due e poi tre serate", ha raccontato a SBS Italian.
Quando ho ottenuto la PR come insegnante di musica specializzato in didgeridoo, ho capito che quello che ho fatto negli ultimi vent'anni aveva uno scopo.
Nel 2015 Fiorini decide di trasferirsi a Perth con tutta la famiglia continuando a lavorare al festival di Folimpopoli.
"In Italia, le persone sono incuriosite da questo suono che viene da lontano, da una cultura poco conosciuta", curiosità testimoniata dalla longevità del festival arrivato alla 17esima edizione.
Il festival rappresenta un ponte tra la cultura di appartenenza e quella di adozione del musicista.
“Il legame che hanno, strettissimo con la loro terra mi ha attirato fin da subito. Mi rendo conto che questo detto da me che sono emigrato dalla mia terra, dalle mie radici può suonare strano”.
"Qualunque cosa facciano, la fanno rispettando l'ecosistema. Il loro modo di conservare la loro terra, insomma, il legame che hanno con la madre terra mi stupisce ancora molti anni dopo".
Ascolta l'intervista a Fiorino Fiorini:
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