Trump incassa il sì di Netanyahu per il futuro di Gaza, attesa per la risposta di Hamas

US President Trump welcomes Israeli Prime Minister Netanyahu to the White House

Donald Trump durante la conferenza della notte scorsa con Benjamin Netanyahu. Source: SIPA USA / WILL OLIVER/Sipa USA

Nel piano di Donald Trump sarebbe l'ex Primo Ministro inglese Tony Blair a gestire la situazione palestinese dopo il conflitto, ma non mancano le polemiche. Il punto di Nicol degli Innocenti.


In una conferenza stampa congiunta a Washington, Donald Trump e Benjamin Netanyahu è stato reso noto il piano in 20 punti per porre fine al conflitto di Gaza. Tra gli aspetti principali del piano, vi sono il rilascio di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti, entro 72 ore dall'accettazione dell'accordo da parte di Israele.

Una volta liberati gli ostaggi, Israele rilascerà 250 ergastolani più 1.700 cittadini di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre 2023, comprese tutte le donne e i bambini. Per ogni ostaggio israeliano rilasciato, Israele rilascerà i resti di 15 Gazawi deceduti.

In questo piano si legge che “nessuno sarà costretto a lasciare Gaza e chi desidera andarsene sarà libero di farlo e di tornare”, nonostante le precedenti dichiarazioni di Trump sullo sfollamento forzato. Si legge altresì che “Israele non occuperà né annetterà Gaza” e si ipotizza anche la possibilità di uno Stato palestinese, senza però specificare la posizione statunitense al riguardo.
A governare Gaza saranno due livelli di governo provvisorio: un comitato palestinese e un organismo internazionale di coordinamento, il cosiddetto “Consiglio di pace”, presieduto dallo stesso Trump e che vede nel comitato direttivo l'ex Primo Ministro britannico Tony Blair, partner fedele di Washington fin dai tempi dell'Iraq.

"Blair è persona non grata per tante autorità del mondo arabo", ha esordito la giornalista Nicol Degli Innocenti "per il suo supporto agli attacchi americani all'Iraq degli anni 90", ha spiegato.
Con Nicol Degli Innocenti abbiamo anche parlato della tre giorni inglese del primo ministro australiano Anthony Albanese, atterrato su suolo inglese la mattina australiana di venerdì scorso proveniente dall'Assemblea generale Onu di NYC.

Albanese ha incontrato l'omologo inglese Keir Starmer e lo ha raggiunto a Liverpool dove si teneva il congresso del Partito Laburista inglese. Con la sua presenza a Liverpool Albanese è stato il primo leader australiano nella storia a partecipare al congresso del partito laburista inglese.
Audience at Balmoral
King Charles III during an audience with Australian Prime Minister Anthony Albanese at Balmoral in Scotland. Picture date: Saturday September 27, 2025.. Photo credit should read: Andrew Milligan/PA Wire Credit: Andrew Milligan/PA/AAP Images
Nel suo discorso, il Primo Ministro ha parlato della sfida che attende i laburisti nel mantenere vivi i valori chiave della sinistra nei tempi moderni, e per farlo ha ricordato il celebre discorso del premier inglese Harold Wilson, che nel bel mezzo dei swinging sixties - gli anni 60 - identificò nella tecnologia la chiave per una visione moderna e migliore del mondo.

La giornalista Nicol degli Innocenti ha passato in rassegna gli eventi salienti della tre giorni britannica di Albanese, da Starmer a Re Carlo passando dal patto AUKUS: "Gli inglesi vedono l'Australia come un partner credibile e leale, ed in questo momento storico strategico per gestire un partner come Donald Trump", ha detto Degli Innocenti.

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