Quello che per Michela Andrioletti inizialmente era solo un passatempo per soddisfare una necessità personale è diventato qualcosa di più grande.
"Da molto tempo coltivavo la passione per il design e desideravo dunque condividere la mia esperienza con persone con gli stessi interessi".
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Michela non si aspettava però che questa passione si sarebbe trasformata in una comunità di oltre 60.000 followers.
"Credo che l'autenticità della pagina e la mia volontà di cercare consigli e confrontarsi con gli altri abbiano portato alla creazione di una comunità", afferma Michela.
Tuttavia, nel corso del tempo, la dinamica tra Michela e i suoi follower è cambiata. La natura stessa dei social media ha contribuito a creare un rapporto di leader e follower, con Michela che diventava una figura di riferimento per molti. Questo ha portato sia a dimostrazioni di affetto che a critiche e commenti negativi.
"Ho iniziato a rendermi conto del lato negativo di questa dinamica. Essere così presente nella vita di persone che non conoscevo personalmente e che si preoccupavano per me ha generato in me un senso di responsabilità che non era sostenibile".

Michela da sempre coltiva una passione per il design e l'arredamento di interni.
Un altro fattore che ha contribuito alla decisione di Michela di abbandonare i social media è stato il coinvolgimento di suo figlio. Quando suo figlio le ha chiesto perché passava così tanto tempo sui social media, Michela ha colto l'importanza di dare l'esempio come genitore e ha realizzato che queste piattaforme non potevano assumere una presenza così dominante nella sua vita e quella della sua famiglia.
"I social media sono progettati per essere più interessanti della vita reale, offrendo un mondo perfetto e affascinante che può diventare difficile da resistere", afferma Michela.
Come madre, Michela offre un consiglio importante. Suggerisce di vivere l'esempio che si vuole dare ai propri figli e di trovare un equilibrio sano nell'uso dei dispositivi digitali.
"Il mio consiglio è di evitare di essere costantemente al telefono e dare invece valore ad attività e momenti significativi nella vita reale piuttosto che a quella virtuale", conclude Michela.