Giulia Babbi, laureata in ingegneria aerospaziale e dottoranda presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna, partecipa da due anni al progetto Onda Solare, che l'ha appena portata in Australia per la World Solar Challenge, gara per veicoli a energia solare che si tiene ogni due anni.
"Sono entrata due anni fa come progettista meccanico, tramite il collegamento con il professor Minak, che mi ha introdotto al progetto nell'ambito del dottorato", spiega Giulia al microfono di SBS Italian a pochi giorni dalla conclusione della gara, un percorso di 3000 chilometri da Darwin ad Adelaide.
"Dopo il primo anno, che si è concluso con la trasferta in Sudafrica con grande successo, mi è stata proposta questa nuova sfida come team manager".
Un ruolo di coordinamento che, ammette Giulia, non è stato sempre facile, "perché le tensioni sono state anche molto forti in alcuni momenti per via del ritardo nella spedizione [della vettura, ndr] che ci ha costretto a una settimana di attesa - quindi molte persone tese ad aspettare senza avere niente da fare, senza aver controllo sulla situazione".
Ancora più difficile poi è stato "giostrare tutto quello che dovevamo soddisfare dal punto di vista dell'organizzazione in due giorni", racconta, ricordando la corsa contro il tempo per preparare la vettura Emilia, arrivata con grande ritardo via mare, in modo da essere ammessi ai blocchi di partenza a Darwin lo scorso 24 agosto.
Il team Onda Solare si è classificato terzo nella categoria Cruiser, un risultato notevole, soprattutto se si considera che è stata la prima volta che un team italiano è riuscito a tagliare il traguardo.
Noi siamo molto contenti del risultato che abbiamo ottenuto, si può migliorare e miglioreremo ancoraGiulia Babbi, team manager di Onda Solare

Giulia Babbi con un collega del team Onda Solare. Credit: courtesy of Giulia Babbi
Tra i team della Bridgestone World Solar Challenge prevalgono gli uomini, ma nella squadra di Onda Solare c'erano quest'anno cinque donne.
"È un ambiente chiaramente di prevalenza maschile, che a volte non è semplice", ammette Giulia, "però, per quanto riguarda il nostro team non abbiamo mai avuto problemi assolutamente di nessun tipo, anzi ci spingono a oltranza a farci valere".
Del resto anche nelle facoltà di ingegneria le donne sono ancora una minoranza, anche se Giulia osserva con piacere che rispetto a quando si era immatricolata lei sono aumentate le ragazze che si iscrivono.
Alle giovani che volessero cimentarsi in questo campo rivolge un consiglio: "se sentono una vocazione e un interesse che prendano il largo, che ci provino, che si misurino con le sfide che ci sono, perché ne vale la pena".