Secondo un rapporto della società di revisione KPMG, la domanda di addetti alle consegne in Australia - o food rider - è quasi raddoppiata nell'ultimo decennio, facendone uno dei settori con maggiore richiesta di personale nel Paese.
Nel 2021, Uber, la principale piattaforma del settore, ha registrato un fatturato di circa 10 milioni di dollari in Australia. Lo scorso anno, il fatturato è salito a 150 milioni di dollari.
Oltre 7 milioni di australiani utilizzano Uber per spostarsi e ricevere cibo a casa o in ufficio, un numero che ha continuato a crescere anche dopo il picco della pandemia.
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Ora, dai centri urbani da cui tutto è iniziato e ha subito un'accelerata a seguito del Covid, la cosiddetta gig economy si sta spostando anche nelle zone regionali.
Ma a quale costo? E quali sono i rischi e le tutele per i lavoratori e le lavoratrici?
Sono alcune delle domande dalle risposte ancora incerte, come lo è il numero delle persone che scelgono di lavorare tramite Uber e altre app di consegne a domicilio.
Secondo l'Australian Bureau of Statistics (ABS) sono principalmente giovani uomini australiani a decidere di utilizzare una bici, un monopattino o un'auto per consegnare cibo da asporto.

Un rider su Little Lonsdale Street , a Melbourne. Source: AAP / DIEGO FEDELE/AAPIMAGE
"Sono molto più gli stranieri, principalmente con il working holiday e lo student visa", spiega il dottor Elvio Sinopoli della Flinders University di Adelaide.
Il ricercatore ha recentemente completato una tesi intitolata "Social Harm in the Australian Gig Economy: responsabilità delle piattaforme e degli algoritmi".
"Hanno molta paura di violare alcune clausole del loro visto e questo principalmente riguarda gli studenti internazionali che sono obbligati a lavorare al massimo 24 ore che però non bastano a coprire le spese", dice Sinopoli.
È molto difficile che queste persone raccontino la loro esperienza nel settore della gig economy per paura di ripercussioni da parte del governo e di venire deportati dall'Australia.Elvio Sinopoli
"Nella mia esperienza personale ho visto tanti ragazzi italiani fare sempre di più il mestiere del rider", racconta Marco Zangari, che ha lavorato a lungo nell'assistenza ai nuovi arrivati a Sydney.
"Il lavoro è a disposizione facilmente, non servono delle skill particolari, e anche il livello di inglese richiesto non è alto. Questo permette di trovare facilmente un'entrata [nel mondo del lavoro] appena si arriva".
Soprattutto con l'aumento del costo della vita nelle capitali australiane, molti scelgono di consegnare cibo come secondo lavoro come nel caso di Gregorio.
Arrivato a novembre 2024, quello del "food rider" è stato il suo primo lavoro in Australia. Ha noleggiato una bici e in una settimana ha iniziato a fare le prime consegne.
"In quel periodo stavo lavorando in un bar, solo che non mi davano tantissime ore e l'affitto della casa era un po' costoso e quindi tante spese mi andavano a finire lì. Quando ho iniziato invece a fare le consegne; è stato un ottimo modo per avere una seconda entrata".
Per Gregorio, l'esperienza di qualche mese è stata positiva e, a tratti, lo ha remunerato meglio del suo lavoro part-time nella ristorazione.
Tuttavia, Gregorio ha sottolineato quanto sia facile cadere nella tentazione di lavorare ben oltre le ore che un impiego a tempo pieno offrirebbe.
"Fanno in modo, tramite promozioni, di farti lavorare il più possibile. Nel senso che quando tu magari volevi smettere, arrivava la notifica che diceva 'Guarda, ci sono delle promozioni in corso e se tu fai questo tipo di consegne ti becchi in bonus di 20, 30 o 50 dollari'".
Mi è capitato che, in una settimana, con i due lavori, sono arrivato a fare quasi 80 ore; è un po' esagerato.Gregorio
I "food drivers" non sono considerati dipendenti delle aziende per cui lavorano, come Uber Eats, MenuLog, DoorDash e, in passato, Deliveroo che dal 2022 non opera più in Australia.
La loro definizione è quella di lavoratori indipendenti. Ciò implica che non ricevono un salario minimo né godono di tutele come malattia, ferie e risarcimenti per infortuni.
Questa classificazione è al centro di un dibattito ancora aperto e di contestazioni legali. Come ci ricorda il ricercatore Elvio Sinopoli, l'Australia si sta muovendo per regolamentare questo settore.
La legislazione introdotta lo scorso anno offre una nuova tutela a questi lavoratori, consentendo la riattivazione del profilo del "rider" che l'azienda aveva cancellato senza giusta causa.
Sinopoli attualmente, insieme ad un team di colleghi della Flinders University, sta focalizzando l'attenzione sulle donne.
Sebbene molti aspetti riguardanti le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici siano simili, le donne affrontano un rischio maggiore di abusi e violenze, spiega.
Questo rischio si intensifica specialmente tra le lavoratrici straniere, che risultano quindi doppiamente vulnerabili, aggiunge.

Un lavoratore della "gig economy". Credit: Pixabay
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Per partecipare e inviare una testimonianza ai fini dello studio in corso alla Flinders University di Adelaide, clicca qui.
In alternativa è disponibile l'indirizzo di posta elettronica women.gigeconomysa@flinders.edu.au o elvio.sinopoli@flinders.edu.au.