Australia, dove una partita di football è diventata una festa comandata

Ron Barassi, uno dei miti del football australiano, in un'immagine del 1964

Ron Barassi, uno dei miti del football australiano, in un'immagine del 1964 Source: Getty Images

Domani Melbourne si ferma alla vigilia della Grand Final dell'AFL, l'evento sportivo dell'anno.


Venerdì 27 settembre gli abitanti del Victoria possono godersi un giorno di festa sbucato sul calendario appena 4 anni fa, ma che ha tutti i crismi della public holiday: uffici e scuole chiuse, esercizi commerciali con le serrande abbassate e migliaia di persone in giro a far compere per il barbecue di sabato.

Oppure tutti nella centralissima Swanston street per la parata dei giocatori di Tigers e Giants, perché la giornata sancisce l’inizio del weekend della Grand Final dell’AFL, la finalissima del campionato di football australiano. Uno sport nato nel Victoria nel 1858 e letteralmente cresciuto con Melbourne.
Un'immagine della Grand Final del 1979 tra Carlton e Collingwood
Un'immagine della Grand Final del 1979 tra Carlton e Collingwood Source: Getty
La città era stata fondata solo da 23 anni ed era abitata da 50 mila persone quando vide la luce una franchigia di aussie rules – i Melbourne Demons - che infatti si vanta di essere il club più antico del mondo nella galassia del football, nato com'è 4 anni prima del Notts County - la più vecchia società calcistica inglese - e 35 prima del Genoa, club che a fine Ottocento contribuì a far sbarcare il giuoco del pallone in Italia.

I Dees non rimasero un caso isolato, e il fenomeno del footy si allargò a macchia d’olio a tutti i quartieri di Melbourne. Così, quando nel 1897 in Italia veniva fondata la Juventus, i derby del Victoria tra Carlton e St Kilda, Essendon e Geelong o North Melbourne e Footscray (diventati poi i Western Bulldogs) avevano già una tradizione ultraventennale.
Fondati nel 1885, i Richmond Tigers hanno vinto il campionato due anni fa, interrompendo un digiuno che durava dal 1980
Fondati nel 1885, i Richmond Tigers hanno vinto il campionato due anni fa, interrompendo un digiuno che durava dal 1980 Source: richmondfc.com.au
E poco male se il footy ha pochissimi punti di contatto col calcio. Si gioca 18 contro 18 su un ovale grande come due campi, i pali sono alti 10 metri,non ci sono i portieri, si può segnare anche con le mani, il gol vale 6 punti e il palo uno – giusto per citare alcune delle macro differenze col soccer.

Di fatto è il pronipote del calcio gaelico, e anche se si chiama football l'accento andrebbe posto su la A di Australian e sulla R Rules. Sostanzialmente è una disciplina a sé, completamente aussie made, generata dall’incrocio di rugby, soccer e ingredienti a caso. Una specie di okapi sportivo, insomma.
A rendere ancor più speziato il mix, non manca chi rivendica le origini aborigene di questo sport. E la stessa AFL ha recentemente riconosciuto il legame tra il footy e un gioco indigeno, il Marngrook.

Il fatto che sia un fenomeno autoctono, unico e fondamentalmente curioso, spiega perché l’aussie rules non abbia mai varcato i confini dell’Australia (e che abbia impiegato anni per superare quelli del Victoria). Ma per svelare il mistero del suo successo, della sua longevità e del suo radicamento nel tessuto locale, bisogna andare oltre.
I Geelong Cats sono stati fondati nel 1859
I Geelong Cats sono stati fondati nel 1859 Source: AAP
Rappresentando una delle poche tradizioni vecchie come la storia del Victoria, il footy sa generare senso di appartenenza, identificazione e rivalità accese. Tutti sentimenti che da queste parte sono merce rara, anche in quel laboratorio di emozioni forti che è lo sport. 

E poi, nel suo essere severo ma giusto, cioè profondamente aussie, l'AFL incarna alla perfezione lo spirito nazionale. Sia nel bene (tifosi e giocatori rispettano le regole, nessuno contesta gli arbitri, ovunque si respira mateship e si va allo stadio per bere birra, non per simulare una guerra) sia nel male (dimenticate sofisticazioni tecniche o gesti bianchi di sorta, o voi che entrate).
In pratica il footy è nato con Melbourne e con Melbourne si è sviluppato, diventandone dopo 160 anni un accessorio essenziale. Oggi anche chi non mangia sport ha sposato una delle 10 formazioni cittadine: se è italo-australiano è probabile che soffra a causa di Carlton, se non è tifoso di Collingwood è probabile che non sopporti i Magpies. E via dicendo.

È naturale, quindi, che per i melbourniani la Grand Final rappresenti l’evento sportivo più atteso, seguito e chiacchierato dell’anno. Perciò, preso atto del rituale collettivo, il governo statale ha deciso - nel 2015 - di trasformare il venerdì che precede la finalissima in una festa.
Il Melbourne Cricket Ground (MCG) può ospitare oltre 100mila persone
Il Melbourne Cricket Ground (MCG) può ospitare oltre 100mila persone Source: AAP
Laica, pubblica e comandata come e più di qualsiasi altra bank holiday, ma capace di fermare uno Stato. E senza che nessun cittadino sollevasse il dubbio circa l'opportunità di istituire una ricorrenza che - studi di settore alla mano - sarebbe costata ogni anno circa 800 milioni di dollari alla collettività.

Del resto cosa sarà mai, per una città abituata a fermarsi dal 1873 per una corsa di cavalli.



Clicca sul player per ascoltare l'intervista con l'esperto di football australiano Luca Tramontin.



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