"Washington come Baghdad", Trump impone il controllo federale sulla polizia della capitale

WH Crime Presser

Il presidente Donald Trump durante la sua conferenza stampa. Source: SIPA USA / Tom Williams/Tom Williams/CQ-Roll Call/Sipa USA

Il presidente statunitense annuncia misure senza precedenti contro i senzatetto e la criminalità, suscitando dubbi sulla legittimità costituzionale. Intanto si prepara l’atteso vertice in Alaska con Vladimir Putin.


Donald Trump ha aperto un nuovo fronte di scontro politico interno, annunciando la federalizzazione della polizia del Distretto di Columbia. Una decisione senza precedenti, accompagnata dal dispiegamento di 800 uomini della Guardia Nazionale a supporto dei 3.100 agenti locali.

Il presidente ha giustificato la mossa parlando di una Washington "più pericolosa di Baghdad o Bogotà", anche se i dati ufficiali raccontano altro: il tasso di criminalità è ai minimi degli ultimi trent’anni. La sindaca della città, Muriel Bowser, ha contestato la decisione, chiedendo che la catena di comando della polizia resti in mano alla sua amministrazione.

L’operazione rappresenta un messaggio alla base MAGA e la promessa di estendere il giro di vite ad altre grandi città governate dai Democratici, come Chicago e Baltimora.

Clicca il tasto "play" in alto per ascoltare il resoconto del giornalista Giampiero Gramaglia

Activists Protest Against ICE Detention Centers Outside New York Immigration Court
Una marcia di protesta anti-Trump a New York Source: SIPA USA / MIchael Nigro/Michael Nigro/Sipa USA
Sul fronte estero, intanto, il presidente si prepara al delicato e importantissimo vertice in programma il 15 agosto in Alaska, dove incontrerà Vladimir Putin per chiedergli di mettere fine alla guerra.

Un faccia a faccia che, secondo molti osservatori internazionali, potrebbe riaprire il dossier ucraino e portare a concessioni territoriali, uno scenario che agita Kiev e divide l’opinione pubblica occidentale.
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Giampiero Gramaglia
Secondo il giornalista Giampiero Gramaglia, l’incontro rappresenta anche "il ritorno di Putin come interlocutore accettato dal presidente degli Stati Uniti" e potrebbe pertanto aprire la strada a concessioni territoriali in Ucraina.

Un’ipotesi che suscita diffidenza da parte del governo ucraino e tra le cancellerie europee. "Trump parte già con l'intenzione di concedere molto, sotto forma di territori ucraini. Resta da capire se otterrà qualcosa in cambio", specifica Gramaglia.
Intanto la Casa Bianca ha prorogato di 90 giorni, fino al 9 novembre, la tregua tariffaria con la Cina. Una mossa che, secondo Giampiero Gramaglia, segnala la consapevolezza che "colpire Pechino comporta il rischio di subire ritorsioni più grave delle stesse sanzioni imposte".

"Con gli interlocutori di pari livello, Trump abbaia ma non morde", conclude Gramaglia.

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