Proseguono le proteste ad Hong Kong, iniziate due mesi fa con le imponenti manifestazioni di piazza, che portarono per le strade milioni di cittadini nei finesettimana.
Ma quella che era nata come una richiesta al governo locale di non introdurre una legge sulle estradizioni verso la Cina, si è sempre di più trasformata in un qualcosa di diverso, sia per le motivazioni dei manifestanti che per le modalità di una protesta diventata quasi una mobilitazione permanente.
Negli ultimi giorni si sono succedute manifestazioni e scontri con la polizia e tra manifestanti pro e contro il governo locale filo-cinese. Il tutto con Pechino che ha assembrato delle truppe speciali al confine con Hong Kong e, proprio ieri, le ha impegnate in una imponente esercitazione antisommossa contro dei figuranti travestiti da manifestanti.
"La situazione a Hong Kong non si sta assolutamente normalizzando, anzi, in sostanza ogni settimana c'è uno spunto nuovo per un clima che si sta radicalizzando", sostiene il nostro corrispondente del sudest Asiatico Alessandro Ursic.
"Lunedì c'è stato questo sciopero imponente. È stato definito il più grande sciopero dal 1967 a Hong Kong, che ha portato migliaia e migliaia di persone a non andare al lavoro anche in settori molto importanti come l'aviazione. Si calcola che oltre 200 voli siano stati cancellati con ritardi per i voli che finzionavano [...], ma lo stesso è accaduto anche con le metropolitane", ha aggiunto.
"In qualche maniera la città ieri è stata fermata".
E mentre si susseguono gli scontri tra manifestanti pro e anti-Pechino, anche a colpi di bastone, si attende la risposta del governo cinese.
Per ascoltare l'audio dell'intervento completo del corrispondente Alessandro Ursic potete cliccare sul tasto Play dell'audioplayer posizionato nell'immagine sotto al titolo di quesato articolo.




