James è nato in Australia, da papà italiano emigrato down under nel 1960 e da mamma di origini anglo-scozzesi.
Quando aveva nove anni, i suoi genitori decisero di fare un’esperienza di vita di un anno in Italia, così James, insieme a mamma, papà e alla sorella maggiore si trasferì a Pietrasanta, un paesino in provincia di Lucca. In realtà passarono ben otto anni prima del rientro a Melbourne: James imparò l’italiano e frequentò le scuole in Toscana fino a quando aveva 17 anni.
“In Italia è stato facile. Per quanto non parlassi italiano all’epoca e sia stato buttato in una scuola elementare italiana, mi sono inserito velocemente. A quell’età si fa presto, si imparano le lingue in fretta e quindi non ho avuto grandi problemi”.
I ricordi di James degli anni trascorsi nel Bel Paese sono ricordi piacevoli. Ora da adulto rivede quel periodo come un’esperienza fantastica. “La vita era a misura d’uomo. Era un paesino di campagna, si poteva girare liberamente in bicicletta, era facile fare amicizia. Mi sono trovato subito bene”, ci ha raccontato.
Otto anni dopo la famiglia decise di rientare a Melbourne e questa nuova sfida non fu altrettanto facile da gestire. “Il rientro in Australia è stato molto più difficile anche perché era l’ultimo anno di high school. Non avevo mai fatto le scuole superiori in inglese, ho dovuto imparare nuovamente l’inglese, sostenere l’esame nel giro di un anno. E a quell’età è un pochino più difficile fare amicizia, anche perché tutti avevano il loro giro di amici quindi anche l’inserimento dal punto di vista sociale è stato un po’ più travagliato”.
James si è rimboccato le maniche, ha finito gli studi, è diventato un giornalista, ha lavorato prima alla SBS e poi alla ABC, si è sposato e ha avuto due figlie.
Quando le bimbe erano ancora piccole la moglie, che lavorava e lavora tuttora per una società farmaceutica, ha avuto la possibilità di trasferirsi vicino a Bruxelles. La famiglia ha deciso così di preparare le valigie per il Belgio, James ha chiesto due anni di aspettativa alla ABC, ed è partito con moglie e figlie. L’idea era quella di offrire alle sue bambine un’esperienza di vita che potesse servire loro in futuro, un po’ come a lui era servita l'esperienza italiana tanti anni prima.
“Abbiamo pensato esattamente quello che credo abbiano pensato i miei genitori prima di portare noi bambini in Italia da piccolo. Essere esposti a una cultura diversa, a un modo di vivere diverso e a un contesto un po’ più internazionale… è una cosa che non si può comprare con i soldi, va fatta e basta, così ci siamo lanciati in questa esperienza”.
Anche per James, come per suo padre tanti anni prima, l’idea era quella di vivere in Europa un paio d’anni, ma al momento ne sono passati quasi sei e la famiglia Panichi risiede ancora a Bruxelles.
Dal punto di vista professionale si sono presentate delle ottime opportunità per James, che ora lavora come managing editor dell'agenzia stampa internazionale MLex. Le sue figlie hanno iniziato a frequentare prima una scuola francofona, poi una scuola internazionale e hanno instaurato delle amicizie molto solide.
“In Belgio ci troviamo bene, è un Pese veramente fantastico. Per quanto riguarda la vita professionale, lavorare nel contesto europeo è davvero stimolante perché si incontrano persone da ogni angolo d’Europa, che stanno facendo delle esperienze interessanti. Per quanto mi trovassi bene all ABC, queste esperienze non potevo certo cercarle in Australia”.
Secondo James soprattutto per i giornalisti, abitiuati a un contesto politico particolare, fare delle esperienze internazionali è importantissimo. E ha ammesso “sono felice di avere fatto questa scelta. L’esperienza in Europa mi ha cambiato la vita.”
Pensando al futuro James ci ha raccontato che ci sarà prima o poi un rientro in Australia. “In casa nostra ci sentiamo tutti molto australiani. Ma stiamo facendo una vita molto interessante qua, non è che ci manchi niente di particolare dell’Australia. Detto questo, la nostra intenzione comunque rimane quella di rientrare prima o poi e tornare ad essere quello che eravamo prima, quindi una famiglia australiana abbastanza normale”.
Il desiderio di James è che le sue bambine si possano sentire un po’ cittadine del mondo, anche quando rientreranno in Australia. Meno provinciali e più aperte.
“Vedendo la politica Australiana da lontano si nota una grande dose di provincialità, una mentalità abbastanza chiusa, una classe dirigente che secondo me ha viaggiato troppo poco e che dovrebbe viaggiare di più”, ci ha detto James.
Ma è davvero così facile essere cittadini del mondo, viaggiare, spostarsi e vivere esperienze in Paesi diversi? Abbiamo chiesto a James se questa vita ha anche degli aspetti negativi, se ci sono monenti difficili nel gestire l’integrazione e nello sviluppare un proprio senso di appartenenza. Ci ha risposto così: “C’è questo rischio. La cittadinanza del mondo in teoria è una cosa bella ma in pratica ti può fare sentire un po’ spaesato e un po’ solo. È un rischio da prendere secondo me, io sono dispostissimo a correrlo anche a nome delle mie figlie nella speranza che poi quando rientreranno in Australia possano essere delle persone migliori.”
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