Quando nel 2015 Luigi Amoresano è arrivato a Sydney, la sua prima impressione del mondo del lavoro australiano è stata positiva: gli stipendi erano ben superiori a quelli a cui era abituato in Italia ma, come si dice, non è tutto oro quel che luccica.
"Subito mi sono accorto che ti offrivano sempre meno di quel che ti spettava, magari 'cash in hand' anche per aggirare le restrizioni che alcuni visti hanno", racconta al microfono di SBS Italian.
Dopo vari tentativi di trovare condizioni di lavoro accettabili nel mondo della ristorazione, Luigi è finito a lavorare per un'azienda di consegne di cibo a domicilio per cercare condizioni di lavoro più flessibili, che gli permettessero di mantenersi mentre frequentava un Master di Legge.
"Al principio andava abbastanza bene, ma dopo sei mesi hanno iniziato a togliere shifts, cambiare la paga riducendola unilateralmente...".
Luigi oggi ha completato gli studi e lavora per l'Australian Manufacturing Workers Unions, il sindacato che rappresenta i lavoratori del settore manifatturiero.
Il suo caso, insieme alle esperienze di oltre 1000 lavoratori stranieri, è stato preso in esame da un recente studio condotto da Unions NSW.
Il sindacato, che rappresenta i lavoratori di oltre 60 settori nello stato, ha analizzato nel proprio rapporto 7000 annunci di lavoro, il 60% dei quali si è rivelato offrire paghe al di sotto del minimo salariale.
Il problema, come ci spiega Renata Musolino del Victorian Trades Hall- Council, l'equivalente di Unions NSW per il Victoria, non riguarda solo il NSW.
"A Trades Hall riscontriamo la stessa cosa, tantissime persone vengono a chiedere aiuto", spiega Musolino, "a volte scoprono di essere stati sottopagati di migliaia e migliaia di dollari".
Il rapporto di Unions NSW ha preso in esame dieci settori tra quelli che vedono impiegati molti lavoratori immigrati.
La vendita al dettaglio è risultata essere il settore con il più alto numero di offerte di lavoro fraudolente con oltre l'84% degli annunci in lingua straniera con paghe al di sotto del minimo legale, seguita dal settore delle pulizie, dei trasporti, dell'edilizia, della ristorazione e della bellezza (parrucchieri e estetisti).
Come spiega Renata Musolino, il Migrant Workers Centre a Melbourne offre supporto gratuito ai lavoratori stranieri in Australia. Matt Kunkel, CEO del centro, ci ha spiegato cosa rischia un lavoratore immigrato che denuncia il proprio datore di lavoro, e per quale motivo il fenomeno dell'illegalità è così esteso tra i lavoratori stranieri.
"Uno dei problemi del nostro sistema di immigrazione è che molti lavoratori e lavoratrici immigrati sono legati strettamente al loro datore di lavoro, il che significa che il loro datore ha troppo controllo sulla loro possibilità di restare nel Paese e progredire verso una residenza permanente", spiega, "quel che accade è che i lavoratori corrono rischi in caso si facciano sentire con le autorità a proposito di sottopagamenti, furto di salari o altri abusi sul luogo di lavoro".
Secondo Kunkell, il rapporto presentato da Unions NSW dimostra che la strada per creare un ambiente di lavoro che sia paritario e giusto per tutti i lavoratori e le lavoratrici in Australia è lunga, e va di pari passo con una riforma delle norme che regolano i visti per i lavoratori stranieri.
Un'altra organizzazione che fornisce consulenza legale gratuita a lavoratori e lavoratrici nel Victoria è JobWatch.
Gabrielle Marchetti, avvocato di JobWatch a Melbourne e vicepresidente del COMITES di Victoria e Tasmania, sottolinea che per le persone che vivono e lavorano anche temporaneamente in Australia è importante informarsi sui propri diritti, innanzitutto verificando quale sia il salario minimo per il settore in cui si lavora, ma non solo.
"Non c'è motivo per cui chi è arrivato da poco non possa iscriversi ad un sindacato", spiega, "è una buona idea pensarci dall'inizio, non si deve avere una PR (residenza permanente) o la cittadinanza per farlo".
Secondo i dati del rapporto, gli annunci di lavoro in cui si riscontra il maggior numero di infrazioni sono pubblicati in lingua cinese, seguita da giapponese, spagnolo e portoghese.
Il rapporto è stato presentato alla presenza del ministro dell'Immigrazione Andrew Giles, che ha dichiarato: "Al momento, il nostro sistema di visti sposta le conseguenze dell'illegalità sui singoli lavoratori. Dobbiamo risolvere questo problema concentrandoci sui datori di lavoro che sfruttano, in modo che i lavoratori sfruttati non rischino il proprio visto".
Al momento ci sono delle consultazioni che sta raccogliendo la Fair Work Commission dove rappresentanti di comunità e sindacati sono invitati a presentare contributi per una revisione del sistema.
Di recente la legislazione del lavoro è stata modificata rendendo illegali gli annunci di lavoro con offerte al di sotto del minimo salariale o condizioni contrattuali non conformi agli standard australiani.
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