La storia di emigrazione di Fabio Peretto e Debora Tabbia inizia come tante: con il sogno di arrivare lontano e riuscire a “trovare il posto giusto dove mettere su famiglia”.
Con la scusa di imparare l’inglese, Fabio Peretto decide di sfruttare quella che allora era l’ultima possibilità di ottenere un visto vacanza lavoro e, alla soglia dei 31 anni, inizia a progettare la partenza per l’Australia.
Non è facile convincere la sua compagna a seguirlo ma, nonostante la fobia dei ragni di lei, i due decidono di partire all’avventura nel 2018.
Dopo una serie di rocambolesche vicissitudini, compreso un tentativo fallito di lavorare come raccoglitori di perle a Broome, i due trovano casa a Melbourne.
Dopo poco però arriva pandemia a scombinare i piani: i due lavorano nella ristorazione e rimangono presto senza lavoro.
In prossimità della scadenza del secondo visto vacanza lavoro, decidono di ritornare a Casale Monferrato per far visita alla famiglia senza immaginare che in Italia sarebbero rimasti per due anni.
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Ma l’Australia per i due non era affatto un capitolo chiuso: non appena riaperti i confini Debora e Fabio decidono di tornare Down Under dalle Canarie dove intanto si erano trasferiti. A marzo 2022 atterrano a Melbourne.
“È stato come non essere mai andati via... Dagli amici al lavoro, siamo tornati a lavorare per la stessa azienda. Lo stile di vità è diverso e diversamente dall’Italia qui puoi vivere”, raccontano ai microfoni di SBS Italian.
A giugno 2022, Debora ha iniziato un corso come chef per ottenere le certificazioni necessarie per accedere ad un percorso di sponsorizzazione.

Debora Tabbia and Fabio Peretto set up a GoFundMe campaign to help raise money to cover medical bills. Credit: Image provided
Questo era il piano fino a quando una notizia ha scosso la vita dei due ragazzi dalle fondamenta.
“A ottobre ho iniziato ad avere male al seno a mesi alterni durante il mio ciclo. In Italia facevo controlli tutti gli anni perché ho un seno policistico ma nell’ultimo anno dopo la permeanenza alle Canarie e poi a Melbourne ho saltato un controllo ed ho scoperto di avere un cancro al seno da sei mesi. Da lì è iniziato tutto un percorso diverso”.
Il 23 gennaio viene diagnosticato a Debora, 34 anni, un tumore allo stadio 3 ovvero in stadio avanzato che, seppur non avendo intaccato altri organi, richiede uno o più interventi chirurgici, radioterapia e chemioterapia.
“Lo hanno definito un tumore aggressivo, per questo devo iniziare con la chemioterapia. Quando te lo dicono ci stai male ma poi pensi che lo toglieranno... Poi mi hanno detto che avrei dovuto iniziare con la chemio e perdere i capelli, difficile anche quello”.
Il 28 febbraio Debora è stata operata per rimuovere il tumore e 13 linfonodi e ad aprile dovrà iniziare un percorso di chemioterapia e radioterapia.
Oltre ad avere un impatto sul quotidiano, questi trattamenti potrebbero compromettere la fertilità di Debora. “Hanno detto che avrò il 20% delle possibilità di tornare ad avere il ciclo”, spiega con la voce spezzata.
Avere la possibilità di congelare ovociti prima della chemioterapia permetterebbe alla coppia nel futuro di poter tentare con la fecondazione in vitro anche nel caso in cui la fertilità fosse compromessa.
I medici hanno consigliato alla coppia, per massimizzare la possibilità riproduttiva di sottoporsi a due cicli.
Debora ha subito 4 interventi chirurgici in sei settimane. “L’unica cosa di cui sono contenta è l’anestesia totale che mi rilassa un po’”.
Debora e Fabio hanno un visto studentesco quindi non hanno accesso a Medicare; l’assicurazione privata ha coperto fino ad ora una parte minima delle visite e dei trattamenti.
“Le visite sono care e ne devi fare tante. Non avendo Medicare tante delle spese non vengono coperte”. Il costo per un ciclo di stimolazione, raccolta e congelamento degli ovociti è di 10 mila euro circa.
“A breve dovremmo tornare a lavorare part-time, data la decisione del Governo di rivedere le regole che erano cambiate sotto la pandemia”, dice Fabio.
Nonostante le difficoltà, i due non vogliono dover rinunciare al loro sogno australiano per la seconda volta.
“Butteremmo via un anno ancora e a 34 anni speravo di diventare madre a 40. Abbiamo fatto già una volta l’errore di tornare in Italia ed è stato l’errore più grosso che potevamo fare”.
“Non credo molto nella sanità italiana anche perché lo stesso problema lo sta affrontando mia mamma in Italia e lei ci ha messo più di sei mesi ad andare sotto i ferri. Noi qui ormai ci sentiamo a casa. Se torni in Italia hai la sanità gratuita ma non hai lavoro”, racconta Fabio.
Fabio e Debora hanno iniziato una raccolta fondi per cercare un sostegno. “Non siamo gli unici purtroppo, si tratta di uno dei tumori più comuni e speriamo che raccontare la nostra storia serva anche ad altri”.