La Juive è un'opera colossale: nella versione originale dura quasi quattro ore, poco più di tre invece nella versione in scena a Sydney.
L’opera è ambientata nel 1414 anno del Concilio di Costanza. Nella realtà, quello fu un periodo turbolento per la Chiesa cattolica per la lotta al papato in cui vi furono tre papi: Gregorio XII che rinunciò al papato nel 1415, e poi due antipapi Benedetto XIII, che sarà deposto proprio con il Concilio di Costanza e Giovanni XXIII (da non confondere con papa Roncalli), figura sulla quale si concentra l’opera.
Il tema dominante dell’opera è la persecuzione religiosa degli ebrei molti dei quali, per motivi futili, finirono al rogo per eresia.

Diego Torre as Eléazar and the Opera Australia Chorus in Opera Australia’s 2022 production of La Juive at the Sydney Opera House. Source: Photo by Prudence Upton.
"In quest'opera, oltre che del confronto tra religioni diverse, si parla di razzismo, dello scontro tra culture, della situazione della donna nel mondo, degli orientamenti sessuali, del rapporto tra padre e figli", spiega il maestro Carlo Montanaro che dirige l'orchestra de La Juive.

IL direttore d'orchestra Carlo Montanaro. Source: Opera Australia.
Questa Grand Opéra, sin da quando andò in scena nel 1835, è stata una delle opere liriche più popolari e rappresentate.
Fu anche l’ultima opera che Enrico Caruso interpretò nel dicembre del 1920 al Metropolitan di New York. Sarebbe morto nell’agosto dell’anno successivo a Napoli.
Il teatro newyorkese la mise in scena regolarmente fino al 1936, ma poi non fu rappresentata per 67 anni, tornando in scena al Met solo nel 2003, e poi anche nei maggiori teatri internazionali.
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In Australia fu messa in scena l’ultima volta nel 1874 dalla compagnia lirica reale italiana di Cagli e Pompei.
Dopo 138 anni, lo scorso mercoledì 9 marzo Opera Australia l’ha riportata in scena con un enorme successo all’Opera House di Sydney, ottenendo un'approvazione unanime da parte della critica.
Ascolta l'intervista con Carlo Montanaro:
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