È vero che gli investitori "stanno abbandonando Wall Street"?

Financial Markets Wall Street

Una copia del New York Post Ha in prima pagina la vittoria di Zohran Mamdani alle elezioni per la carica di sindaco di New York, alla Borsa di New York, il 5 novembre 2025. (AP Photo/Richard Drew) Source: AP / Richard Drew/AP

Dalla New York di Zohran Mamdami alla Sydney delle grandi banche australiane: tra tasse, inflazione e nuovi centri finanziari - il punto sull'economia del professore di finanza Max Tani.


C’è fermento nel mondo dell’economia globale, e non solo per i dati delle borse.

L’elezione del nuovo sindaco di New York Zohran Mamdami continua a far discutere per le sue promesse: da asili e mezzi pubblici gratuiti, a un congelamento degli affitti. Il che, come sottolineano alcuni esperti, significa più tasse in particolare ai più abbienti.

Secondo alcune voci, i top manager della finanza starebbero quindi guardando altrove, in particolare verso Dallas, nel cuore del Texas, dove il nuovo quartiere finanziario, soprannominato Y’All Street, offre un regime fiscale più leggero.

Ma come sottolinea il professore di finanza della UNSW di Canberra, Massimiliano Tani, “la ragione per cui le società finanziarie e tanti miliardari stanno a New York non è perché ci sono tasse basse, sono lì perché ci sono delle ragioni anche pratiche.”

Clicca sul tasto "play" in alto a sinistra per ascoltare l'intervento di Tani

Spostare un intero ecosistema economico non è facile, spiega Tani.
“Una città come New York consente di avere banchieri super specializzati, avvocati super specializzati, esperti internazionali super specializzati che tu trovi lì, non li trovi nel resto del Paese.”

Inoltre, “le tasse servono, e ci sono anche miliardari che si rendono conto che l’ineguaglianza sociale non è un qualche cosa di assolutamente desiderabile.”
Nel frattempo, in Australia la Commonwealth Bank ha chiuso il trimestre con 2,6 miliardi di dollari di utile contante, in crescita rispetto allo scorso anno. Il CEO Matt Comyn ha dichiarato che la concorrenza sui mutui “per i clienti più facoltosi” è in aumento, e che i tassi d’interesse potrebbero restare invariati per un “periodo prolungato.”

Come spiega Tani, “l’inflazione avvantaggia chi sa prendere soldi a prestito e ripagarli nel tempo, e difficilmente queste sono le persone che hanno redditi bassi.”

Quindi il risultato è che “l’ineguaglianza a livello di reddito e di ricchezza sta aumentando nel Paese,” mentre per le banche questo è un momento d’oro, spiega Tani.

“Con i tassi alti le banche fanno profitti tanto sul dare denaro a prestito quanto su offrire e raccogliere risparmi.”

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